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Con la Bce in uscita, torna la corsa delle banche ai BTP

Esposizione ai massimi dal 2017, aumentano i rischi

Le banche italiane sono tornate in prima linea nel comprare il debito pubblico, facendo da argine allo spread mentre gli investitori privati si tenevano al margine del mercato, quelli esteri scaricavano Btp e la Bce riduceva gli acquisti del Qe portandoli verso lo zero. Se lo spread tornasse ad aumentare, quel debito pubblico messo a bilancio potrebbe essere una zavorra problematica.

La conferma del trend - che per alcuni osservatori riaccendo il problema del 'doom loop', il legame perverso fra rischi del debito sovrani e rischi bancari che l'Europa ha per anni invitato gli Stati a spezzare - arriva dalla Banca d'Italia. E offre un quadro meno ottimistico sul 2019.

A dispetto dell'asta da sette miliardi di Bot chiusa oggi con tassi in calo (7 centesimi in meno) buon segnale per l'appuntamento con i Btp domani, salutata dal vicepremier Matteo Salvini come una "dimostrazione della grande fiducia degli investitori" in una "economia sana alla faccia dei gufi".

I dati di Bankitalia raccontano che scendono le sofferenze, ossia i crediti in default a imprese e famiglie. Ma il valore dei titoli di Stato nel bilancio delle banche italiane - molte ancora oggettivamente fragili - ha raggiunto i 379 miliardi di euro a novembre, quasi sei in più rispetto al mese precedente.

E' un livello che non si toccava dall'aprile 2017, e che conferma per l'anno appena concluso una chiara inversione del trend visto nel 2017: le banche sono tornate ad acquistare. Lo hanno fatto nei mesi in cui lo spread tornava in tensione, offrendo una forma di sostegno alle necessità di finanziamento. E hanno compensato disinvestimenti degli operatori esteri e una clientela di risparmiatori che si tiene lontana dai 'buoni' (è sotto il 5%).

Va detto che il dato di novembre, che misura lo stock dei titoli in pancia alle banche, risente dell'aumento in valore di quei bond (in quel mese i prezzi erano lievemente saliti).

I database della Bce, che offrono invece uno spaccato delle transazioni vere e proprie, mostrano per novembre 2,6 miliardi di euro di acquisti lordi da parte delle banche italiane, e 5,1 miliardi di deflussi da parte degli investitori esteri. Ma in un anno (da novembre 2017 a novembre 2018) in cui il valore dei Bot, Btp e altri titoli, è complessivamente sceso (lo spread ha guadagnato oltre 100 punti base), l'aumento dello stock di debito pubblico nei bilanci bancari è di oltre l'11%.

Un fatto che - se lo spread dovesse tornare ad accelerare - aggiungere nuove grane al settore bancario, in un anno in cui la Bce non è più compratore netto di Btp e la crescita rischia di trasformarsi in recessione.  Un aumento dello spread infatti spinge al ribasso le quotazioni dei titoli bancari e finanziari proprio perché le banche e le assicurazioni italiane detengono in portafoglio un’elevata quantità di titoli di stato italiani, con la conseguenza che il ribasso del prezzo dei titoli di stato indebolisce il capitale e il patrimonio degli istituti.

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