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Piazza Affari chiude in calo (-1,89%), bruciati 11 mld. Spread in forte rialzo. Visco: 'Con passo più lungo della gamba c'è il burrone'

Chiusura in calo per la Borsa di Milano. L'indice Ftse Mib ha ceduto l'1,89% a 21.355 punti. Piazza Affari nella seduta odierna ha bruciato 11,6 miliardi portando la capitalizzazione del Ftse All Share, l'indice che rappresenta tutti i titoli del listino milanese, a 622 miliardi.

Lo spread tra Btp e Bund chiude in forte rialzo a 268 punti base dai 255 punti della chiusura di ieri. Il rendimento del decennale italiano è in rialzo al 3,12%. Sotto pressione i Btp sulla scadenza due anni con il tasso di rendimento che sale all'1,64% e lo spread con il biennale tedesco in rialzo a 231 punti base. Si allarga ancora il differenziale tra i decennali di Italia e Spagna che chiude a 166 punti base per la prima volta da inizio gennaio del 2012.

Le Borse europee chiudono in calo con gli investitori che guardano agli esiti del G7 in Canada, con le tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e gli altri Paesi sulla vicenda dei dazi ed il nuovo strappo di Donald Trump per il ritorno del formato G8 con la presenza della Russia. I mercati attendono anche le decisioni della Bce per la fine del Qe. L'euro si attesta su dollaro a 1,1771 a Londra. L'indice d'area Stoxx 600 ha concluso le contrattazioni in calo dello 0,21%. In rosso Londra (-0,3%) con il Ftse-100 a 7.681 punti e Francoforte (-0,35%) ed il Dax a 12.766 punti. Piatta Parigi (+0,03%) con il Cac-40 a 5.450 punti.

 "Questo spread che sta crescendo è preoccupante per la Repubblica italiana perchè in precedenza viaggiava in una direzione di maggiore benessere per tutti e lo spread è una tassa che l'Italia paga sui mercati internazionali". Lo afferma il presidente Abi Antonio Patuelli al convegno Acri secondo cui "più lo spread cresce più si impoverisce l'Italia e più cresce li spread e più si complica la vita alle banche" con riflessi sui loro indicatori patrimoniali.

"Più debole è la moneta più alti sono i tassi, non dobbiamo cullarci che tutte le colpe siano dell'Europa", ha aggiunto ricordando come l'Italia non vanti "una storia virtuosa" su debito e deficit e che "nonostante i rialzi di questi giorni i tassi sono infimi" grazie all'appartenenza all'euro. "I tassi con la lira agli inizi degli anni '80 erano al 19,5%, era una moneta debole" ha aggiunto.

L'aumento dello spread - sottolinea il dg fi Bankitalia Salvatore Rossi allo stesso convegno -  non è causato "da una demoniaca e misteriosa" manovra da parte "di pochissimi speculatori" ma dall'aumento del "rischio percepito dai gestori dei risparmi degli italiani" che uno dei "paesi come l'Italia possa uscire dall'euro", "è tema che non dobbiamo cessare di spiegare all'opinione pubblica" sottolineando come i gestori "a cui sono affidati i nostri risparmi, di fronte a questo rischio, si coprono vendendo i titoli". La speculazione "esiste ma si accoda a questo movimento".

 

   

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