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Guerra Mediaset-Vivendi, ecco le armi a disposizione di Bolloré e Berlusconi

La battaglia è solo agli inizi, è stata fulminea, ma non è detto che le mosse successive si svolgano con altrettanta rapidità

Il blitz di Bolloré su Mediaset, dopo il fallito accordo su premium, ha aperto un nuovo fronte nei delicati equilibri del settore telecomunicazioni europeo e evidenziato una nuova falla nel fragile panorama finanziario italiano. Il 'raider' francese, anche se l’appellativo non è di suo gradimento, ha sferrato un attacco alla conquista della società televisiva portando in due giorni il suo peso nell’azionariato dal 3 al 20%, innescando le contromosse di Berlusconi. La battaglia è solo agli inizi e se l’avvio è stato fulmineo non è detto che le mosse successive si svolgeranno con altrettanta rapidità. Le armi a disposizione dei due contendenti sono numerose e le variabili che da queste derivano potrebbero portare ad esiti molto diversi. 

Proviamo ad analizzare le possibili opzioni a disposizione dei due rivali.


BOLLORE’

- OLTRE IL 20: Il finanziere bretone potrebbe scegliere di proseguire nella sua corsa sfruttando opzioni 'call' già rastrellate in precedenza per salire oltre la soglia del 20% denunciata ieri e rafforzare ulteriormente la sua posizione. Nelle casse di Vivendi al settembre scorso c’erano 2,5 miliardi di posizione attiva.
- SOTTO IL 30%: Se scegliesse la strada del rafforzamento Bolloré si posizionerebbe al di sotto della soglia del 30%, oltre la quale scatterebbe l’obbligo dell’Opa. Controllando il 30% il finanziere si garantirebbe la possibilità di stoppare ogni iniziativa di Berlusconi nelle assemblee straordinarie per le quali occorre una maggioranza di due terzi.
- IL COSTO DELL’OPA: Il conflitto, in linea teorica, potrebbe radicalizzarsi e portare al confronto finale giocato sul mercato con il lancio di un’Opa, ma in questo caso, per ognuno dei due contendenti si tratterebbe di un’operazione decisamente costosa. Occorre tenere conto che per effetto delle Opa a cascata sulle torri di Eitowers e di Telecinco il costo complessivo potrebbe essere superiore ai 6,5 miliardi
- UNA POLTRONA IN CONSIGLIO: Con le azioni in suo possesso Bolloré e’ già in grado di chiedere la convocazione di un’assemblea e rivendicare un posto nel cda


BERLUSCONI

- SALIRE ANCORA: Fininvest è al 38% del capitale di Mediaset. Direttamente è impossibile aumentare questa quota fino all’aprile 2017, quando per un anno solare potrà incrementarla di un ulteriore 5%, a meno di lanciare un’Opa. Operazione per la quale valgono le considerazioni di cui sopra.
- LO SCUDO DEL GOVERNO: Il ministro dello sviluppo economico Calenda ha definito la "scalata ostile inopportuna", preannunciando una attenzione particolare da parte del Governo sulla vicenda. In un’economia di mercato il Governo non ha mezzi diretti di intervento in una scalata di un gruppo privato su un altro gruppo privato. Un aspetto sul quale sarebbe forse possibile far leva sarebbero eventualmente i limiti imposti dalla legge Gasparri sugli incroci fra televisioni e telecomunicazioni tenendo conto del peso rilevante di Bolloré anche in Telecom
- LA VIA GIUDIZIARIA: La strada percorribile potrebbe essere quella di ottenere la sterilizzazione dei diritti di voto di Vivendi o invocando una una procedura d’urgenza da parte dei magistrati sulla base del precontratto di aprile su Premium (non ritenuto esistente dai francesi) o, in maniera più praticabile, sulla base della denuncia presentata, sulla cui base la Procura di Milano ha avviato un’inchiesta per aggiotaggio contro ignoti
- ALLEANZE: Nella battaglia di Mediaset un ruolo determinante per rafforzare i due schieramenti la possono giocare eventuali soggetti terzi, chiamati ad intervenire o i fondi di investimento che al momento controllano poco meno della metà delle azioni

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