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Alberto Forchielli: spread segnala allarme referendum, 'rischiamo la troika'

Intervista, anche Clinton azzoppata e Trump 'noglobal' incubo per le Borse

E' "allarme" spread, con il differenziale volato a 162 punti base, ai massimi dal dopo-Brexit, che segnala alta tensione a poche settimane dal referendum. Una vittoria del 'no', vista con gli occhi degli investitori, rischia d'ipotecare ogni chance futura di fermare il debito pubblico che continua a salire. E di far ritrovare "la troika alle porte dell'Italia".

A dirlo è Alberto Forchielli, managing partner e fondatore del private equity Mandarin Capital, interpellato sull'ingorgo di appuntamenti rischiosi nei prossimi mesi. Il voto italiano del 4 dicembre è uno di questi, racconta Forchielli al telefono da Bangkok.

"E' chiaro che la tensione sui mercati è strumentalizzata dalla politica - premette il finanziere italiano - ma c'è molta incertezza ed è una situazione che preoccupa l'Europa, dove si dice: Renzi ha venduto un progetto di riforma, e ora con il referendum arriva la cartina al tornasole".

Il punto, visto da un investitore che conosce i mercati e vive fra Boston, Imola e Bangkok, è che l'Italia "deve uscire dalla 'sindrome Rumor', che vede qualsiasi governo (salvo brevi eccezioni) ricorrere alla spesa pubblica, e quindi al debito, pur di tenere il consenso ed evitare di cadere". Agli occhi degli investitori, per mettere mano al debito pubblico italiano, il terzo al mondo dopo Giappone e Usa come dimensione dello stock, serve un governo più forte e che duri cinque anni.

"E se l'Italia non smette di accumulare debito, è chiaro che prima o poi arriva la troika", dice Forchielli. L'acquisto di debito da parte delle banche centrali, anche in Europa dove la pressione dei tedeschi su Mario Draghi sta tornando a farsi forte, "non può durare in eterno". E per l'Italia la fine dell'interventismo della Bce, che ha fatto crollare il tassi medi sui titoli di Stato da oltre il 3% allo 0,8% in tre anni, presenterà un 'redde rationem', una bella incognita: "ogni punto percentuale di aumento del costo del debito ci costa 23 miliardi l'anno", spiega Forchielli.

Se si aggiunge Brexit, e soprattutto il voto negli Usa fra soli tre giorni, i rischi sono alti per i mercati. L'uscita del Fbi sull'emailgate ha indebolito le chance della Clinton. Five Thirty Eight, un blog che delle ultime tornate elettorali non ne ha sbagliata una, dà ai democratici due terzi di chance di vittoria e una a Donald Trump. Ma mercati fremono. "Anche se eletta, a questo punto Hillary rischia una messa in stato d'accusa e un impeachment", dice Forchielli, che a Washington è di casa, spesso ascoltato dal Congresso sul tema della Cina.

Paradossalmente, la Clinton sarà 'falco' più di Trump in politica estera: molti sui mercati temono che "torni alla ribalta una frangia di democratici, tenuta a bada da Obama, che vuole riaffermare l'egemonia mondiale di Washington e un approccio più duro con Putin". Con le ultime rivelazioni sull'emailgate, d'altra parte, Trump non è più fuori gioco. Potrebbe prendere più voti di quanto si dica. E gli ultimi sondaggi ci dicono che Hillary potrebbe non raggiungere la soglia dei 270 grandi elettori.

Ma il finanziere newyorchese, che ha intriso di protezionismo la sua campagna elettorale, potrebbe fare "malissimo" all'economia (Citigroup ipotizza persino una recessione): Trump "cercherà - spiega Forchielli - di dare seguito alle sue promesse di bloccare l'export cinese. Si rischiano mosse inconsulte che creerebbero turbolenze sul commercio internazionale".   

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