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Def: da deficit a debito, impegni e flessibilità Ue

In primavera chiesto sforzo extra, in ballo revisione output gap

Tecnicamente non si tratterà di "flessibilità", almeno quella contenuta nella comunicazione Juncker del 2015 che ha permesso all'Italia di varare in deficit parte della manovra 2016, ma comunque anche per il 2017 la Nota di aggiornamento del Def e la prossima manovra avranno bisogno di margini di bilancio da trovare in accordo con la Commissione europea. Probabilmente facendo ricorso alle cosiddette "circostanze eccezionali", da invocare in un delicato equilibrio tra gli impegni presi finora e gli spazi concessi dai Trattati.

- GLI IMPEGNI DI PRIMAVERA: Nel Def di aprile, l'Italia si era impegnata a raggiungere quest'anno un deficit del 2,3% in discesa all'1,8% nel 2017, con uno sforzo strutturale solo a partire dall'anno prossimo e solo dello 0,1%, tale quindi da rimandare l'obiettivo del pareggio al 2019. Bruxelles, riconoscendo al governo di Roma quasi tutta la flessibilità richiesta per riforme, investimenti ed anche per le emergenze sicurezza e migranti, aveva però richiesto per l'anno prossimo un aggiustamento strutturale più significativo, con uno sforzo aggiuntivo fino allo 0,2% (circa 3 miliardi di euro). Il rallentamento ormai acclarato della crescita economica - e la necessità di varare una manovra espansiva - ha però rimescolato le carte in tavola. Raggiungere l'1,8% di deficit l'anno prossimo è un obiettivo irraggiungibile volendo anche finanziare nuove misure per la crescita ed evitare l'aumento dell'Iva legato alle clausole di salvaguardia. Allo stesso tempo, far scendere il debito pubblico con un Pil più basso, un'inflazione asfittica e senza certezze sui tempi delle privatizzazioni, risulta ad oggi un target difficile da centrare.

- DAL DEFICIT MARGINI PER MANOVRA: La Nota di aggiornamento dovrebbe dunque indicare già quest'anno un deficit leggermente più alto del previsto: dal 2,3% a - probabilmente - 2,5%. Pier Carlo Padoan e Matteo Renzi hanno sempre ribadito l'intenzione di garantire una traiettoria di riduzione. Nel 2017 oltre il 2,4% non si dovrebbe quindi andare. L'aumento rispetto all'1,8% di aprile libererebbe risorse per circa 9/10 miliardi, destinate però a compensare in parte la minore crescita del Pil, visto che sia l'1,2% per quest'anno che l'1,4% per il prossimo saranno rivisti significativamente al ribasso. Il rialzo degli obiettivi deficit avranno peraltro un impatto anche sull'indebitamento strutturale, il parametro da centrare per rispettare la regola del debito e su cui l'Italia rischia l'apertura di una procedura di infrazione. Nel 2016 il deficit strutturale doveva essere dell'1,2% per calare all'1,1% nel 2017 e portare al pareggio nel 2019. Uno sforzo che la Commissione aveva già a maggio giudicato insufficiente.

- STRATEGIA ITALIANA, CIRCOSTANZE ECCEZIONALI E OUTPUT GAP: L'Italia ha sempre rivendicato il rispetto delle regole di Maastricht con l'impegno a tenere il rapporto deficit/Pil sotto il 3%. Stenta invece nella regola del debito e del pareggio strutturale che però potrebbero essere reinterpretate a vantaggio di Roma se, come richiesto insieme ad altri 7 Paesi, venisse adottato un nuovo metodo di calcolo del Pil potenziale (output gap). Allo stesso tempo, facendo ricorso alle circostanze eccezionali legate al rallentamento della crescita, al terremoto e alla spesa aggiuntiva per i migranti, il governo punta ad ottenere dall'Europa tutti gli spazi necessari per alzare il deficit rispetto agli obiettivi e portare a casa una manovra anti-austerity.

   

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