Lo stacco cedola di 12 società non ha impedito a Piazza Affari di reagire brillantemente ai sondaggi inglesi che danno per vincente l'opzione di restare nell'Ue ('remain') al referendum che si terrà in Gran Bretagna dopodomani. Chiusura in forte rialzo per le principali borse europee. Londra ha guadagnato il 3,04% a 6.204 punti, Parigi il 3,5% a 4.340 punti e Francoforte il 3,47% a 9.965 punti.
A Milano, l'indice Ftse Mib ha guadagnato il 2,54% a 17.353 punti - meno delle altre Borse europee - tra scambi in netto calo (2,6 miliardi di euro di controvalore) rispetto ai 3,6 miliardi di venerdì scorso. Azimut (+8,18%) è stato il titolo migliore del paniere di riferimento, seguito da Yoox-Net-A-Porter, Exor (+6,42%) ed Fca (+5,47%). Non è andata peggio alle banche, favorite dalla tendenza rialzista.
Sugli scudi Mps (+5,17%), Bper (+4,52%), Unicredit (+3,4%) ed Intesa (+3,04%), mentre il Banco Popolare ha ceduto il 2,7%, Bpm ha chiuso invariata ed Ubi ha limitato il rialzo allo 0,57%. A due velocità anche i titoli delle utility, penalizzati in parte dallo stacco dei dividendi ed in parte dall'esito dei ballottaggi di Milano, Roma, Torino e Bologna. Hanno corso Enel (+2,49%) e A2a (+2,96%), mentre hanno segnato il passo Iren (-1,64%), Acea (-0,45%) ed Hera (-0,57%). Un andamento solo in parte legato all'esito del voto, dato che a Milano, area di riferimento di A2a, ha vinto il candidato di centro-sinistra Giuseppe Sala, ma il successo di Virginio Merola (Pd) a Bologna non ha favorito Hera. Non ha superato l'esame della Borsa il rilancio di Cairo (+0,6%) su Rcs (-1,73% a 0,76 euro), scambiata comunque al di sopra dei valori espressi dalle due offerte concorrenti. Sugli scudi Mediaset (+4,77%), Ei Towers (+7,3%) ed Inwit (+3,68%).
