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Istat: spesa sociale inefficiente

Istat: spesa sociale inefficiente

Pensioni schiacciano altri aiuti, aumenta rischio povertà

ROMA, 20 maggio 2016, 12:22

Redazione ANSA

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Inps - RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il sistema di protezione sociale italiano è tra quelli europei "uno dei meno efficaci". Lo rileva il Rapporto annuale Istat 2016, evidenziando come "la spesa pensionistica comprime il resto dei trasferimenti sociali", aumentando il rischio povertà. Nel 2014 il tasso delle persone a rischio si riduceva dopo il trasferimenti di 5,3 punti (dal 24,7% al 19,4%) a fronte di una riduzione media nell'Ue di 8,9 punti. Solo in Grecia il sistema di aiuti è meno efficiente che in Italia. L'Istat sottolinea che in Italia la disuguaglianza nella distribuzione del reddito (misurata attraverso l'indice di Gini sui redditi individuali lordi da lavoro) è aumentata da 0,40 a 0,51 tra il 1990 e il 2010; si tratta dell'incremento più alto tra i paesi per i quali sono disponibili i dati.

Aumentano italiani sovrappeso, soprattutto i bimbi - In Italia l'eccesso di peso tra gli adulti è meno diffuso rispetto agli altri paesi europei, tuttavia l'andamento è crescente, soprattutto tra i maschi (da 51,2% nel 2001 a 54,8% nel 2015). A rilevarlo è l'Istat, nel Rapporto annuale 2016. Lo studio evidenzia come la diffusione del sovrappeso tra bambini e adolescenti è tra i più alti in Europa e di considerevole interesse per le ricadute sulla salute pubblica dei prossimi decenni. L'analisi sugli stili alimentari per generazioni mette in luce un aumento consistente del consumo giornaliero di verdure e ortaggi tra il 1995 e il 2015, in particolar modo tra i nati dopo il 1965 (ossia la "Generazione di transizione" e la "Generazione del millennio"). Nel 2015 il 33,5% delle persone di 5 anni e più ha dichiarato di praticare uno o più sport nel tempo libero; il 23,9% si dedica allo sport con regolarità, il 9,6% saltuariamente. Tra le nuove generazioni, i livelli di pratica sono superiori a quelli delle generazioni precedenti. Ulteriore segnale positivo è la progressiva riduzione del consumo di tabacco a partire dagli anni Ottanta. Tra gli uomini, le percentuali più basse di fumatori si osservano per i nati nel decennio 1956-1965. All'età in cui si registra il picco, tra i 25 e i 29 anni, è forte la distanza tra quella dei nati tra il 1946 e il 1955 (63,9%) con le successive: il 47,3% per i nati tra il 1956 e il 1965, il 38,9% per i nati tra il 1966 e il 1980, il 35,8% per i nati tra il 1981 ed il 1995. Tra le donne, invece, livelli di prevalenza considerevolmente più bassi si registrano solo a partire dalle generazioni più recenti. Sono 8,4 milioni le persone di 15 anni e più (16,2% della popolazione) che nel 2015 hanno un comportamento a rischio nel consumo di alcol. Il consumo abituale che eccede la quantità di assunzione raccomandata riguarda il 15,4% degli uomini e il 6,6% delle donne ed è più diffuso tra adulti e anziani; al contrario il binge-drinking (il consumo di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un'unica occasione) coinvolge soprattutto giovani e molto giovani, l'11,3% dei maschi e il 3,3% delle femmine.
   

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