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Lavoro: 85% cerca tramite amici, 28% in centri impiego

Lavoro: 85% cerca tramite amici, 28% in centri impiego

Dati Eurostat 2015, Italia penultima in Ue per fiducia pubblico

ROMA, 08 maggio 2016, 15:25

Redazione ANSA

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Un 'immagine d 'archivio di una protesta di precari (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un 'immagine d 'archivio di una protesta di precari (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Un 'immagine d 'archivio di una protesta di precari (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Poco più di un quarto dei disoccupati italiani si rivolge ai centri per l'impiego nel tentativo di trovare lavoro mentre oltre otto su dieci chiedono ad amici e conoscenti. Il dato Eurostat riferito al 2015 conferma la tendenza degli italiani a puntare alla rete familiare e amicale dando scarsa fiducia invece ai centri per l'impiego ma anche alle agenzie per il lavoro private.Obiettivo dell'Anpal, la nuova agenzia per il lavoro prevista dal Jobs act sarà proprio quello di cercare di ridare fiducia nella possibilità per il sistema pubblico di far incontrare domanda e offerta di lavoro.

    In Italia solo il 28,2% dei disoccupati intervistati dichiara di essersi rivolto a un centro per l'impiego (era il 28,6% nel 2014) a fronte del 48,4% medio in Ue e del 77,7% in Germania (59,1% in Francia). Più sfiduciati di noi verso il sistema pubblico sono solo gli spagnoli (27,5%). Solo il 16,5% dei disoccupati in Italia nel 2015 si è rivolto alle agenzie di lavoro private (il 23% in Ue), mentre l'84,8%, in crescita sul 2014, ha ammesso di essersi rivolto a parenti, amici e sindacati (il 71,9% in Ue). Il dato è inferiore alla Grecia (94,3%) ma molto superiore alla Germania (39,3%), alla Svezia (24,7%) e, fuori dall'Ue, alla Svizzera (16,3%). Negli anni di crisi la percentuale in Italia di persone che si rivolgono alla rete familiare e amicale e ai sindacati è cresciuta di quasi dieci punti, dal 75,1% del 2008 all'84,8% attuale. Nel nostro Paese si tenta anche con grande frequenza a proporsi direttamente sul posto di lavoro con il 70% di disoccupati che lo fanno (erano il 57,3% nel 2008) contro il 62,1% europeo (il 22,8% in Germania).
   

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