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Governo, Def per crescita. Sindacati delusi, no di Camusso

Padoan, carte in regola per flessibilità, avanti spinta riforme

Il programma economico messo a punto dal governo con il Def punta sulla crescita, pur continuando a tenere i conti sotto controllo. E nonostante il rinvio del pareggio di bilancio al 2019 proseguirà l'impegno sulla riduzione del debito. Nel Def c'è, in sostanza, meno deficit e più crescita, come rivendica il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan da Cernobbio. Una risposta allo scetticismo che circola in diversi ambienti, dai consumatori a Confcommercio, sindacati in testa, piuttosto delusi dal nuovo Documento di economia e finanza perché, dicono, non spinge davvero la crescita e non combatte, a loro avviso, la disoccupazione, che secondo il documento approvato ieri dal Governo scenderà quest'anno e costantemente i prossimi anni arrivando sotto il 10% solo nel 2019. La bocciatura più netta arriva da Susanna Camusso: a Milano per firmare la proposta di legge del sindacato sulla 'Carta dei diritti universali del lavoro': la leader della Cgil critica la politica "di aggiustamento da qualche decimale", sottolineando che non è così che si può "determinare le condizioni per quella crescita, in particolare degli investimenti e dell'occupazione, di cui il Paese ha bisogno". Un po' più sfumato il giudizio di Carmelo Barbagallo, segretario della Uil, che, in attesa di leggere i testi ufficiali, parla comunque di testo che "sembra deludente", anche perché "non scorgiamo traccia dell'estensione degli 80 euro ai pensionati" - che secondo Camusso è stato "un annuncio per distrarre dalle difficoltà del governo" - e "della flessibilità in uscita". Tema che invece, sebbene strettamente vincolata alla sostenibilità dei conti, entra nel testo definitivo dell'Esecutivo.  

In più, aggiunge Annamaria Furlan, le "stime molto prudenziali del Governo sulla crescita" non rappresentano "certo un segnale incoraggiante per le aspettative della nostra economia e per le sue ricadute sociali". La prudenza è stata invece rivendicata dallo stesso Matteo Renzi alla presentazione del Def, proprio come un segno di responsabilità, fermo restando che resta la speranza di qualche "sorpresa" in corso d'anno. D'altro canto, il governo ha fatto e continua a fare la sua parte, e non è affatto vero che "la spinta per le riforme si stia esaurendo", ribadisce Padoan sottolineando che anzi, la crescita agganciata finora è frutto delle politiche dell'esecutivo che "stanno funzionando", come si vede "in alcuni campi, il mercato del lavoro, anche se lo si deve vedere molto di più, ma lo si vedrà, lo si vede nelle banche e nella giustizia civile, anche qui lo si dovrebbe vedere di più ma lo si vedrà". Proprio per questo, insiste il titolare di via XX settembre, l'Italia "ha tutte le carte in regola per chiedere di ottenere la flessibilità", altri 11 miliardi per il 2017 che serviranno - insieme ai nuovi interventi di spending review che prosegue e diventa permanente e anche alla revisione degli sconti fiscali che sarà fatta con un occhio alle famiglie - intanto a evitare altri aumenti di tasse, con la sterilizzazione, confermata, delle clausole di salvaguardia e a mettere in campo nuovi interventi per sostenere la ripresa. Sulla flessibilità già programmata dovrà comunque pronunciarsi Bruxelles che per ora non commenta. Ma che si esprimerà "più avanti in primavera". 

 

 

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