L'Inps ha oggi querelato il
quotidiano "Libero" che, nelle ultime settimane, ha avviato una
campagna di stampa dai contenuti ''palesemente diffamatori e
gravemente lesivi della reputazione dell'Inps''.
''La campagna - si legge in una nota - trae spunto da
accertamenti nei confronti del gruppo Enel - di cui il direttore
generale dell'Inps, Massimo Cioffi, è stato direttore del
personale - sul versamento di contributi riguardanti l'esodo
incentivato tra il 2006 e il 2015 di lavoratori del gruppo.
L'Istituto, mai interpellato in sede di redazione degli
articoli, ha smentito categoricamente la tesi del quotidiano
secondo cui, dall'insediamento della nuova gestione, ci sarebbe
stato un rallentamento dell'attività di accertamento. Al
contrario l'Istituto ha agito in questo periodo con ancora
maggiore celerità e trasparenza, portando avanti dal marzo 2015,
dunque successivamente all'insediamento dei nuovi vertici,
ulteriori accertamenti ispettivi nei confronti di tutte le 12
società del gruppo Enel in Italia. Tali accertamenti si sono
conclusi con contestazioni di rilevanti addebiti contributivi il
15 gennaio 2016''.
La sospensione del direttore centrale della Vigilanza,
terminata il 18 gennaio 2016 - precisa l'Istituto - non è in
alcun modo collegata a questi eventi, come sostenuto da Libero.
Al contrario, è intervenuta a seguito di gravi violazioni
disciplinari compiute durante il suo precedente incarico di
direttore regionale. La sanzione disciplinare non è stata
peraltro sospesa dal tribunale al quale ha fatto ricorso il
dirigente''.
''Il direttore generale - spiega l'Inps - ha disposto
scrupolosamente che qualsiasi informazione riguardante i
procedimenti Enel non fosse portata a sua conoscenza, bensì a
quella del presidente. Ciononostante il quotidiano ha proseguito
nell'azione diffamatoria nei confronti dell'istituto e del suo
direttore generale con ulteriori articoli, senza peraltro
pubblicare la successiva smentita inviata alla redazione
dall'Istituto. Nonostante il dott. Cioffi sia stato sempre
estraneo agli sviluppi della vicenda - conclude la nota -
l'Inps rispetta la sua decisione di sospendersi volontariamente
dall'incarico di direttore generale, scelta che gli consentirà
una più libera e forte difesa per respingere le accuse infamanti
di cui è oggetto''.
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