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Flessibilità e migranti, nuovo scontro tra Renzi e l'Ue

Bruxelles: fondi per la Turchia fuori da deficit, noto da dicembre

Nuovo scontro tra Matteo Renzi e la Ue su flessibilità e migranti. Juncker oggi ha preso carta e penna e ha scritto una lettera al "caro Matteo" per confermare che i contributi per la Turchia non saranno contati nel deficit. Il premier ha sbloccato i fondi dell'Italia, ma i funzionari di Bruxelles continuano a rimandare le risposte sulla flessibilità per tutte le spese sostenute per la crisi dei migranti. Per l'Italia ballano circa tre miliardi, lo 0,2% del Pil. In viaggio in Africa, Renzi sulla e-news ha rivendicato che dopo aver fatto le riforme "possiamo tornare a fare il nostro mestiere, e il nostro mestiere è guidare l'Europa, non andare in qualche palazzo di Bruxelles a prendere ordini". E ha ricordato che "per anni" l'Italia ha avuto "un debito morale con le istituzioni europee" e "soprattutto con i propri concittadini" perché "parlava di riforme che non riusciva a realizzare". Ma ora che le riforme sono partite, e sono "ambiziose" come riconosciuto anche da Frau Merkel venerdì scorso, quello che la Ue stenta a riconoscere - al netto dei contributi alla Turchia - è la flessibilità per le spese sui migranti. La valutazione, insistono i portavoce della Commissione e dei due commissari competenti sulla vigilanza dei conti pubblici (Dombrovskis e Moscovici), sarà fatta solo "in primavera" e sarà determinata "caso per caso ed ex post, sulla base delle spese fatte". Apparentemente Bruxelles tiene il punto, rinviando all'esame della finanziaria che sarà fatta entro aprile, tenendo conto solo delle spese dimostrate. Ma gli attriti tra Roma e Bruxelles, accoppiati a quelli tra Atene e Ue, mettono in luce - secondo l'editorialista del Financial Times Wolfgang Munchau - le "maggiori linee di faglia in Europa" e se da una parte emergono i dubbi europei sulla "sostenibilità" dell'Italia nell'Eurozona, dall'altra sono il segnale che "l'Italia sta perdendo la pazienza con la Germania e l'Ue".

Intanto però Jean Claude Juncker ha scritto direttamente a Renzi. Nella lettera si ricorda che la decisione era stata presa dopo il "gentleman's agreement" al vertice di dicembre, specificando che la dichiarazione formale era stata fatta il 18 dicembre ed inserita nella nota 2 allegata ai cosiddetti "terms of reference" inviati alle cancellerie per dettagliare l'accordo politico raggiunto a 28 sul finanziamento da tre miliardi di euro per la Turchia a favore dei rifugiati: "La Commissione ha dichiarato che i contributi nazionali non saranno tenuti in conto nel calcolo del deficit ai fini del Patto di stabilità e crescita". "A questo punto noi daremo il nostro contributo alla Turchia per salvare esseri umani", ha detto Renzi nel corso del suo viaggio africano. Ma il premier, che ha bollato come "kafkiana" la procedura contro l'Italia per le impronte digitali, considera le resistenze di Bruxelles sulla flessibilità per l'immigrazione una ottusità da euroburocrati. E annunciando lo sblocco dei fondi per la Turchia ha avvertito: "Noi pensiamo che tutti i migranti siano uguali. Pensare di considerare in modo diverso le spese per salvare i bimbi eritrei che arrivano in Sicilia mi sembra assurdo e illogico, solo una perversione burocratica. Ma noi, nonostante i professionisti della polemica provino a rilanciare ancora da Bruxelles come se ci fossero vite di serie A e di serie B, non cadiamo in provocazioni". Insomma, l'Italia "continuerà" a "salvare vite umane in Mediterraneo" come ha sempre fatto, anche quando "l'Europa si girava dall'altra parte". E continuerà a farlo perché "prima del patto di stabilità c'è un patto di umanità", che l'Italia "non rinnegherà mai". "Se poi vogliono aprire una procedura contro l'Italia - ha insistito Renzi - facciano pure. Per noi Europa significa valori e ideali, non polemiche dai professionisti dello zero virgola". Una stoccata che il premier lancia dopo aver sottolineato come "non è possibile considerare le vite da salvare nel Mar Egeo diverse da quelle da salvare nel Mar Tirreno". E se lo scorporo dal deficit è assicurato per i contributi al fondo che deve convincere la Turchia a non far partire i profughi, deve esserlo anche quello per le spese sostenute per salvare vite nel Mediterraneo.

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