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Nobel a Deaton: Bronson e McQeen per spiegare la povertà

Nobel a Deaton: Bronson e McQeen per spiegare la povertà

Ne 'La grande Fuga' affresco del Nobel sulla diseguaglianza

ROMA, 12 ottobre 2015, 22:57

Redazione ANSA

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ANGUS DEATON - La grande fuga - RIPRODUZIONE RISERVATA

ANGUS DEATON - La grande fuga - RIPRODUZIONE RISERVATA
ANGUS DEATON - La grande fuga - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il libro più famoso di Angus Deaton, premiato con il Nobel per l'economia, racconta l'anelito umano verso la libertà e l'emancipazione rifacendosi (a partire dal titolo) a La Grande Fuga di John Sturges, un film del 1963 con due pezzi da novanta come Steve McQueen e Charles Bronson, che racconta la fuga di un gruppo di soldati inglesi e americani da un campo di prigionia in Germania durante la seconda guerra mondiale: la fuga eroica di circa prigionieri disperati e disposti a tutto, la cattura della gran parte di loro che tornerà nelle grinfie dei nazisti, mentre solo tre ce la faranno.


    Una metafora efficacissima per raccontare, in un vero e proprio affresco della storia dello sviluppo economico, l'intreccio inestricabile fra progresso e diseguaglianza, fra sviluppo e povertà, e il ruolo fondamentale dell'educazione e della salute: in definitiva, come la lotta degli uomini per uscire da povertà e disperazione sia inevitabilmente destinata a creare, accanto alla prosperità di alcuni, anche nuove diseguaglianze. Il drammatico convivere di innovazioni epocali che hanno permesso di sconfiggere la peste o il vaiolo, con epidemie e carestie tuttora disastrose in alcune parti del mondo.


    Un libro (pubblicato in Italia dalla casa editrice Il Mulino che lo farà presentare proprio da Deaton a Bologna il 7 novembre) facile e avvincente come il film, nel suo raccontare, attraverso la lente della storia economica e l'incessante oscillare dell'umanità fra i lumi del progresso e la vergogna della diseguaglianza spesso creata proprio per tutelare chi il progresso l'ha raggiunto, dalla Rivoluzione industriale inglese alla crescita vorticosa di Cina e India. Un libro in fondo ottimista, quello dell'economista scozzese che insegna ad Harvard, sulle sorti dell'umanità: oggi nel mondo "va meglio, enormemente meglio".

Anche se i critici invitano a guardare, oltre al miracolo economico di paesi come la Tailandia, ai disastri della Nigeria o del Congo, e a considerare come il gap ricchi-poveri non faccia che aumentare proprio nei Paesi più all'avanguardia. Le ricette che Deaton propone, affinché il mondo riesca a portare più persone possibile nella grande fuga dalla povertà, non sono affatto scontate: agli aiuti internazionali, giudicati inutili e persino dannosi, meglio sostituire inventivi per riformare Big Pharma, le grandi compagnie farmaceutiche, oppure togliere le restrizioni al commercio internazionale. Una critica, quella agli aiuti, che ha trovato la critica persino di un magnate filantropo come Bill Gates, che vi ha individuato "l'unico grande difetto" del libro.

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