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Borsa: Europa pesante dopo Fed, bruciati 140 miliardi. Anche Milano in forte calo

Seduta ampiamente negativa per Piazza Affari, male anche le altre europee. Euro risale sopra 1,14 dollari

Giornata difficile per tutte le Borse europee dopo la decisione della Federal reserve di mantenere invariati i tassi e il rafforzamento dell'euro: l'indice Stoxx 600 - che contiene i principali titoli dei listini del Vecchio continente - ha ceduto l'1,84%, che equivale a 140 miliardi di euro bruciati in una seduta.

Ultima seduta di settimana pessima per le Borse europee, tranne Londra che ha provato a contenere le perdite attorno al punto percentuale e Atene che ha chiuso in rialzo dello 0,7% alla vigilia delle elezioni. A Milano l'indice Ftse Mib ha ceduto il 2,65% a 21.514 punti, l'Ftse All share ha perso il 2,39% a quota 23.135, con i mercati che hanno accusato i timori sull'economia mondiale dopo la decisione della Fed di confermare i tassi e il conseguente rafforzamento dell'euro. Tra i titoli principali il peggiore è stato Prysmian che ha chiuso in calo del 5,1%, seguito da Azimut (-3,9%) e Cnh (-3,8%). Male anche Intesa San Paolo (-3,7%), Fca (-3,6%), Enel (-3,5%) e Luxottica (-3,3%). Un po' meglio del listino hanno fatto sia Mediaset sia Unicredit, che hanno ceduto rispettivamente il 2% e l'1,8%, mentre Terna ha tenuto con una limatura finale dello 0,8%. In controtendenza con un aumento dello 0,45% a 1,1 euro Telecom Italia con gli operatori che vedono ancora l'onda di acquisti di Vivendi in vista della conversione delle risparmio e quella al settore di Altice che negli Stati Uniti ha acquistato Cablevision, quarto operatore di tv via cavo a stelle e strisce. Tra i titoli a minore capitalizzazione, bene Toscana aeroporti (+7%) e Zucchi (+2,5%), deboli Mondadori e Seat Pg, che hanno perso il 5%.

Effetto Fed, euro risale sopra 1,14 dollari - Il dollaro si indebolisce ancora contro le principali valute, dopo la decisione della Federal Reserve di non rialzare i tassi. L'euro si è rafforzato fino a 1,1460 dollari per poi assestarsi attorno a quota 1,1425 e si avvia a chiudere la settimana con un rialzo dello 0,8%. Nel cross con lo yen il biglietto verde è sceso a quota 119. In base ai grafici Bloomberg, il Dollar Spot Index mostra un calo dello 0,4% prospettando una chiusura di giornata sui minimi dal 24 agosto scorso.

Fed lascia tassi fermi, preoccupa economia globale - La Fed mantiene i tassi di interesse ai minimi storici fra lo zero e lo 0,25%, rimandando ancora una volta la prima stretta dal 29 giugno 2006. A pesare sono i timori per l'economia globale e l'inflazione che resta bassa, al di sotto del target del 2% della banca centrale. L'appuntamento ora e' per ottobre, quando e' in calendario la prossima riunione della Fed. Un incontro per il quale non e' prevista nessuna conferenza stampa che, però, potrebbe essere convocata se si deciderà di aumentare i tassi. Wall Street, debole dall'inizio di seduta, prima gira in negativo per poi tornare al segno più: secondo molti analisti la decisione della Fed ha lasciato la situazione invariata e quindi i listini sono tornati a muoversi come prima. L'annuncio arriva mente le Borse europee sono chiuse, in una giornata caratterizzata dall'attesa per la Fed, che ha visto Piazza Affari chiudere in rialzo dello 0,18%. ''Ottobre resta una possibilità'' afferma il presidente della Fed, Janet Yellen, sottolineando che la maggior parte dei membri della Fed continua a ritenere che una stretta ci sarà quest'anno. Solo quattro membri vedono un aumento dopo il 2015. Yellen cerca di allentare pero' le attese: ''L'importanza del primo aumento non deve essere esagerata''. I tassi - spiega Yellen - prima o poi aumenteranno: ''sarei sorpresa se non riuscissimo a scappare ai tassi a zero''. A preoccupare e' l'economia globale: la Fed si attendeva un rallentamento della Cina e le tensioni sui mercati in agosto hanno riflettuto soprattutto i rischi legati al Dragone cinese. Il nodo - mette in evidenza Yellen - e' vedere ora se ci sono ulteriori inattesi rischi in una crescita cinese piu' lenta. L'attenzione pero' e' anche sui mercati emergenti in generale, nei confronti dei quali c'e' stata una fuga di capitali. ''Da giugno c'e' stata una stretta delle condizioni finanziarie'', che si e' riflettuta sui mercati e sul dollaro. Ma la Fed non risponde agli alti e bassi del mercato. ''Siamo concentrati nel valutare come l'incertezza ha effetto sui nostri obiettivi'' afferma Yellen, sottolineando che gli sviluppi internazionali non hanno alterato in modo fondamentale l'outlook dell'economia. Il presidente della Fed precisa che la banca centrale non intende attendere di aver centrato i suoi obiettivi, la piena occupazione e la stabilita' dei prezzi, prima di aumentare i tassi. ''Non vogliamo attendere fino a quando gli obiettivi saranno completamente centrati'' mette in evidenza Yellen, secondo la quale la politica monetaria restera' accomodante anche dopo il primo aumento dei tassi. Dalla debolezza e della incertezze sull'economia mondiale arrivano pressioni al ribasso sull'inflazione, rivista al ribasso per il 2016 all'1,7% dall'1,8% stimato in giugno. Rivista al ribasso anche la crescita americana, con il pil che crescerà il prossimo anno del 2,3% dal 2,5% precedentemente stimato. ''Ci sono molte incertezze nell'economia globale. Ci chiediamo come gli sviluppi economici e finanziari nell'economia globale possano avere effetto''.

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