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Prezzi: signor Rossi del 'boom' arrancava piu' di oggi

Prezzi: signor Rossi del 'boom' arrancava piu' di oggi

In 50 anni a picco prezzi high-tech, tiene potere acquisto spesa

02 gennaio 2015, 14:39

Domenico Conti

ANSACheck

Prezzi: signor Rossi del 'boom ' arrancava piu ' di oggi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Prezzi: signor Rossi del  'boom ' arrancava piu ' di oggi - RIPRODUZIONE RISERVATA
Prezzi: signor Rossi del 'boom ' arrancava piu ' di oggi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Si stava meglio prima, oppure no? La percezione comune è che cinquant'anni fa, quando PattY Pravo lanciava il suo inno al popolo della notte, 'Bambola', e l'Italia viveva nel pieno del boom economico, le tasche della famiglia tipica italiana fossero più piene. In fondo, fu proprio nel 1965 che a Taranto apriva il più grande centro siderurgico d'Europa, oggi, sotto il nome di Ilva, salvato con i soldi pubblici dalle sfide della globalizzazione. Allora c'era la lira, e per molti il miracolo economico del dopoguerra è rimasto un mito, cui raffrontare con rimpianto il potere d'acquisto delle famiglie falcidiato dalla grande crisi e dall'avvento dell'euro.

Un'occhiata agli stipendi di cinquant'anni fa e ai prezzi di acquisti comuni della tipica famiglia Rossi sembra però raccontare un'altra storia, pur dovendo considerare inflazioni, svalutazioni e rivalutazioni monetarie e cambio di moneta. A parità di acquisti, il 2014 non perde al confronto con il 1965, anzi per certi versi ne guadagna. Il Signor Rossi, operaio a Milano, guadagnava mediamente circa 86.000 lire al mese 50 anni fa.

L'acquisto di un televisore era cosa da pianificare per tempo: costava quasi due stipendi, qualcosa come 150.000 lire. Oggi una tv a schermo piatto si trova in offerta anche a 150 euro, poco più di un decimo dei 1.327 euro di stipendio di un'operaio di oggi stimati dalla Cgil. 

Un frigorifero cinquant'anni fa costava 60.000 lire, quasi due terzi di stipendio: oggi siamo circa al 20%. La famiglia Rossi decide di andare in vacanza e il capofamiglia decide di comprare una nuova automobile, impiegando i soldi messi da parte. Decide per un modello economico, una Fiat 600 che gli costa 640.000 lire, che equivalgono a 7,4 stipendi: oggi la Panda è offerta in promozione a 9.450 euro, circa 7,1 volte lo stipendio.

Anche i consumi quotidiani non fanno rimpiangere un'Italia con le tasche più piene. Anzi. Il caffè a 60 lire del 1965 incide sullo stipendio come oggi. Per la signora Rossi, la spesa al supermercato o dal droghiere è di circa 31.000 lire per pane, un litro di vino e uno di latte, un chilo di pasta, uno di riso e di zucchero, un chilo di manzo. Oggi spenderebbe 32 euro, il 2,42% dello stipendio di suo marito contro il 3,7% di allora. Il giornale, invece, è aumentato: allora a 50 lire incideva sul bilancio familiare di un operaio per quasi la metà rispetto agli 1,40 euro di oggi.

Anche i trasporti pubblici sono rincarati: allora 10 corse sul tram costavano 500 lire, oggi 15 euro, con un peso sullo stipendio del signor Rossi quasi raddoppiato. 

E sono dolori quando si va in vacanza. Siamo nell'estate del '65 e si decide di partire con un pieno da 50 litri, che con con la benzina a 120 lire al litro gli costa 6.000 lire. Ha messo soldi da parte e affitta cinque notti in un hotel medio della riviera romagnola, in pieno agosto, a 2.000 lire al giorno per 10.000 lire. Il costo base della sua vacanza è di poco inferiore al 20% dello stipendio. Oggi, con la benzina a 1,6 euro e lo stesso soggiorno a 200 euro al giorno, gli costerebbe 80 euro di benzina e 1.000 euro di soggiorno, esaurendo quasi il suo stipendio mensile.

Sulla povertà percepita oggi pesano consumi ritenuti di lusso allora, che oggi sono sentiti come necessari di pari passo con il benessere dagli italiani. Nel 1965 circolavano poco più di cinque milioni di automobili, contro i circa 34 milioni di oggi.

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