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Nuove stime Ue, tocca alla commissione Juncker

Si valutano previsioni, pressing fronte Nord per correzioni

Arrivano oggi le previsioni economiche autunnali della Commissione europea, e non sono solo il primo atto ufficiale dell'era Juncker ma saranno anche la base della sua strategia economica: con la nuova fotografia dello stato di salute delle finanze dei Paesi dell'euro, il nuovo presidente e suoi commissari economici, come promesso, inizieranno a ragionare su come applicare la flessibilità già esistente nelle regole per dare più margine di manovra agli Stati impegnati in ampi programmi di riforme. Sempre se riusciranno a superare lo scontento di alcuni partner di Eurolandia che vogliono vedere più sforzi da Italia e Francia prima di avallare un'interpretazione meno restrittiva della disciplina di bilancio. Le stime di Bruxelles certificheranno la crescita disomogenea dei 18 Stati della zona euro nel 2014, l'intensità della ripresa nel 2015, se e quanto peggiorano debito e deficit e quali le prospettive della disoccupazione.

Le previsioni prenderanno in considerazione anche gli sforzi inseriti nelle leggi di stabilità presentate il 15 ottobre e le modifiche introdotte la settimana successiva da Italia e Francia. Per l'Italia dovrebbe quindi essere sotto controllo il deficit, che resta al di sotto del 3%, mentre il Pil sarà certamente rivisto al ribasso. Oggi l'Istat ha previsto un calo dello 0,3% nel 2014, in linea con le stime del Governo, e un ritorno alla crescita nel 2015 con lo 0,5%, a cui seguirebbe un rialzo dell'1% nel 2016. Sarà il nuovo commissario agli affari economici Pierre Moscovici a presentare i numeri di Bruxelles assieme al suo predecessore Jyrki Katainen, oggi nuovo vicepresidente per crescita, lavoro e investimenti.

La presenza di entrambi rappresenta anche un segno di continuità tra le due Commissioni, e non è una buona notizia per l'Italia: proprio Katainen, nel dare il primo via libera alla legge di stabilità mercoledì scorso, aveva avvertito di possibili procedure future nell'ambito del Patto di stabilità, soprattutto per quei bilanci considerati a rischio di non-rispetto delle regole. Come quelli di Italia e Francia. Il primo via libera alle leggi di stabilità "non è la fine della storia", spiega una fonte europea. Domani, con le previsioni, Bruxelles quantificherà l'impatto degli sforzi fatti nel 2014 e di quelli programmati nel 2015. A metà mese, forse già il 12, ci sarà poi il giudizio definitivo sui progetti di bilancio dell'anno prossimo, ed in quell'occasione potrebbe indicare la necessità di nuovi sforzi per rispettare il Patto di stabilità e la 'regola del debito'. Del resto il dibattito è molto vivace in seno all'Eurogruppo, che giovedì si riunirà a Bruxelles proprio per analizzare i nuovi dati economici: sono diversi i Paesi che vorrebbero vedere Parigi e Roma inserire sforzi maggiori nelle loro leggi di stabilità. E la loro opinione conta parecchio, visto che l'Eurogruppo si riunirà nuovamente (forse il 21) perché è obbligato ad approvare i giudizi definitivi sulle leggi di stabilità. Sul capo dell'Italia pende poi un altro rischio: quello della procedura per squilibri macroeconomici, a causa del debito elevato su cui il Governo, nel 2014, non è intervenuto.

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