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Alitalia, il sì di Etihad. Pochi giorni per gli ultimi nodi

Il ministro Lupi: "L'accordo si firma l'8 agosto"

Etihad ha detto sì ad Alitalia, l'accordo ancora manca ma c'è il primo passo per stringere un'alleanza che tiene con il fiato sospeso. La compagnia di Abu Dhabi ha impiegato 24 ore per dare una risposta "positiva" alla lettera spedita da Roma per soddisfare le richieste poste dagli emirati. La partita, tuttavia, non è finita: restano ancora alcuni nodi da sciogliere e davanti ci sono sette giorni da sfruttare, minuto per minuto, così da arrivare all'assemblea convocata per l'8 agosto, venerdì prossimo, pronti non solo per varare l'aumento di capitale ma anche per la sigla finale dell'intesa che suggellerebbe il nuovo matrimonio nei cieli. Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha pochi dubbi: "Mancano alcuni dettagli" ma "è stata fissata la data per la firma", tra una settimana precisa "l'8 agosto". Dagli Emirati comunque ricordano che "la negoziazione procede" e "nessun impegno è stato ancora sottoscritto".

Le tappe della vicenda, da Cai a Ethiad

''Si inizia a vedere la luce grazie grazie alla responsabilita' di tutti''. L'operazione Alitalia-Etihad vale ''oltre 1,2 miliardi di investimenti'' e l'amministratore delegato della compagnia araba sarà a Roma la prossima settimana per incontrare prima i soci Alitalia e poi il Governo, ha sottolineato sempre iupi spiegando che ''si va nella direzione che tutti auspicavamo''. La prossima settimana, ha spiegato il ministro, ''servirà per formalizzare l'intesa trovata'' anche per la creazione della midCo, la compagnia che dovrà diventare azionista al 51% della nuova Alitalia. ''Poste prevede un impegno di oltre 70 milioni e i soci garantiscono 300 milioni'', ha ricordato il ministro che ha anche chiesto alla Uil di approvare gli accordi su contratto e riduzione dei costi. ''Una posizione incomprensibile'', ha detto Lupi.

Scatta la 'mobilità' per 2.171 lavoratori
L'Alitalia ha aperto le procedure di mobilità per 2.171 dipendenti dell'ex compagnia di bandiera e dell'AirOne, come previsto dall'accordo per 2.251 esuberi. Gli altri 80 addetti hanno infatti già cessato il rapporto di lavoro. E' quanto si apprende da fonti sindacali. Per quanto riguarda il personale di Alitalia, la procedura interessa 1.590 addetti di terra, 126 piloti e 420 assistenti di volo a cui bisogna aggiungere i 35 dipendenti di terra di AirOne. Ora si passa alla fase di confronto in sede aziendale, che probabilmente porterà a breve, anche se teoricamente i giorni a disposizione sono 25, alla firma di un verbale di mancato accordo, visto il no della Filt Cgil all'accordo quadro del 12 luglio sugli esuberi. A questo punto tutto viene spostato al ministero del Lavoro dove la trattativa sarà abbreviata a 5 giorni (la durata standard è di massimo 35 giorni), come previsto sempre dall'intesa di metà luglio. Completato il passaggio in sede ministeriale scatta la procedura stabilita dall'accordo che prevede l'avvio di una prima fase durante la quale i lavoratori che possono volontariamente accettare di uscire dall'azienda, con un incentivo all'esodo di 10 mila euro lordi. Il numero di chi lascia l'azienda dovrà essere individuato entro il 10 settembre e il 15 dello stesso mese si conclude l'iter. Seguirà una seconda fase per il resto del personale che ha rifiutato la mobilità. L'intesa raggiunta ormai più di due settimane fa, prevede 616 ricollocati nel perimetro aziendale e 681 esternalizzati entro il 31 dicembre 2014. Per gli altri 954 verrà sperimentato il contratto di ricollocamento.

Scheda. Cos'è la Mobilità
La mobilità rientra tra gli ammortizzatori sociali ed è una indennità che tutela chi perde il lavoro. A differenza della cassa integrazione presuppone il licenziamento. La mobilità oltre al semplice aiuto economico, consente, in certi casi, il passaggio dei lavoratori licenziati da aziende in crisi ad altre che hanno bisogno di manodopera. A chi spetta: ai lavoratori, assunti a tempo indeterminato che hanno i seguenti requisiti: 
Sono iscritti nelle liste di mobilità, 
Hanno una anzianità aziendale di almeno 12 mesi.
Ilavoratori suddetti devono essere stati collocati in mobilità (una volta espletate le procedure per i licenziamenti collettivi con le organizzazioni sindacali): da imprese ammesse al trattamento straordinario di integrazione salariale (imprese con più di 15 dipendenti),  da imprese sottoposte a procedura concorsuale (il licenziamento deve avvenire per riduzione di personale o per riduzione, trasformazione o cessazione dell'attività aziendale)

L'analisi. Sciolto nodo Poste, verso aumento da 300 mln
Risolto il nodo Poste, Alitalia vede più vicino l'atterraggio di Etihad. La compagnia invierà ad Abu Dhabi la risposta alle richieste formulate ieri nella lettera-ultimatum del ceo James Hogan. Per sbloccare la situazione, dopo l'impasse dei giorni scorsi (per le condizioni di Poste che hanno fatto indispettire gli altri soci), è dovuto scendere in campo il Governo: la quadra è stata trovata nella soluzione della mid-co in cui Poste investirà 65-70 milioni; mentre l'aumento di capitale potrebbe salire fino a 300 milioni. Un nuovo cda dovrebbe essere convocato a breve, probabilmente venerdì, per varare il nuovo impegno, che dovrà passare anche al vaglio dell'assemblea: quindi la firma del pre-accordo non arriverà prima della prossima settimana.

La bacchettata arrivata ieri da Hogan, che ha chiesto risposte sui nodi ancora aperti e ricordato la deadline del 31 luglio, ha spinto il Governo ad intervenire per tentare una mediazione in extremis. In mattinata è stato convocato un vertice a Palazzo Chigi: intorno allo stesso tavolo azienda, soci e banche (Caio di Poste, il cfo di Atlantia, e collegati in conference call Unicredit e Intesa) e, per l'esecutivo, il sottosegretario Graziano Delrio, il ministro dei trasporti Maurizio Lupi e per il Tesoro Fabrizio Pagani. Dopo circa un'ora e mezza la fumata bianca, riassunta così in una nota di Palazzo Chigi: "Si è trattato di un incontro proficuo, che consentirà in brevissimo tempo ad Alitalia di formulare una risposta all'ultima lettera di Etihad, in modo da giungere al più presto ad un esito positivo".

La soluzione trovata, che l'a.d. della compagnia, Gabriele Del Torchio, sta mettendo in queste ore nero su bianco nella risposta per Etihad, prevede: l'impegno di Poste ad investire 65-70 milioni nella mid-co, una società intermedia tra la old Alitalia e la nuova compagnia; inoltre, per far fronte alle esigenze di liquidità, l'aumento di capitale da 250 milioni varato venerdì scorso dovrebbe essere portato fino a 300 milioni. Poste si dice "soddisfatta", soprattutto per il fatto che il Governo ha condiviso la propria posizione sulla mid-co e si augura che ora che si arrivi al più presto alla firma dell'accordo con Etihad, per poter mettere in pratica le sinergie già individuate nei giorni scorsi tra Hogan e Caio. Ora si tratta di capire se la soluzione della mid-co andrà bene anche ad Etihad.

Non a caso, gli altri soci, secondo quanto si apprende da fonti finanziarie, si sarebbero detti d'accordo a procedere con la mid-co, ma chiedendo a Poste di impegnarsi, nel caso in cui per motivi fiscali o tecnici ad Etihad questa soluzione non dovesse andare bene, a tornare al vecchio schema, investendo quindi nella old company. In tutto questo, intanto, il nodo sindacale è passato in secondo piano. I sindacati al momento rimangono sulle loro posizioni (con la Uil che ribadisce la propria richiesta di spalmare i tagli al costo del lavoro su 12 mesi) e attendono una convocazione

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