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Lavoro: quasi 7 milioni a casa, ma vorrebbero lavorare

Lavoro: quasi 7 milioni a casa, ma vorrebbero lavorare

Istat: disoccupati e inattivi I trimestre; 9 mesi fa erano 6 mln

ROMA, 09 giugno 2014, 09:00

Redazione ANSA

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Una manifestazione di disoccupati - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una manifestazione di disoccupati - RIPRODUZIONE RISERVATA
Una manifestazione di disoccupati - RIPRODUZIONE RISERVATA

In Italia a crescere non sono solo i disoccupati, diventano infatti sempre più numerosi anche quanti pur volendo lavorare restano a casa, immobilizzati. Si tratta di una fetta della popolazione che ufficialmente non fa parte del mercato del lavoro, ricadendo nell'area grigia degli inattivi, una sorta di limbo in cui rientrano coloro che non hanno né cercano un'occupazione. In molti sono semplicemente sfiduciati da una missione che sembra diventata impossibile: trovare un posto. Ecco che sommando quanti effettivamente sono a caccia di un impiego, quasi 3,5 milioni, a chi statisticamente viene definito come forza lavoro potenziale, circa 3,4 milioni di persone, si arrivano a sfiorare i 7 milioni, tutti alle prese con un lavoro che non c'è. I dati sono quelli dei primi tre mesi dell'anno, gli ultimi diffusi dall'Istat. Già in settimana era stato sottolineato come i disoccupati fossero balzati a, precisamente, 3,487 milioni (212 mila in più rispetto all'anno precedente). Lo stesso si può dire per le forze potenzialmente impiegabili, la fetta di inattivi più vicina al mercato del lavoro: a marzo 2014 hanno raggiunto quota 3,381 milioni, con un aumento di 233 mila unità. Il fenomeno interessa principalmente le donne e il Mezzogiorno. Il vero boom si è però registrato dalla fine del secondo trimestre del 2013, quando ai 3,07 milioni di disoccupati si sommavano 2,99 milioni di persone che non cercavano ma erano disponibili a lavorare, oppure cercavano un occupazione ma non erano subito disponibili, per un totale di 6,06 milioni di persone, circa 800.000 in meno rispetto alla fine del primo trimestre 2014. Colpisce il confronto con il 2008, quando la crisi non aveva ancora scatenato tutti i suoi effetti. In sei anni l'esercito che va dai disoccupati agli sfiduciati, che ora conta precisamente 6 milioni 868 mila unità, è cresciuto di oltre il 50%. Il ddl lavoro, che segue il dl già approvato dal Parlamento, dovrà occuparsi anche di questa emergenza. "Se Squinzi parla di antipasto, io dico che questo è il piatto principale", spiega il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, replicando alle parole di ieri del leader degli industriali e sottolineando come la legge delega punti a "trasformare radicalmente tutti gli elementi del mercato del lavoro, dagli ammortizzatori sociali alla strumentazione per le politiche attive del lavoro, questo vuol dire cambiare la faccia delle politiche del lavoro nel Paese". Tutto fermo, invece, sul fronte delle pensioni. Il governo Renzi "non ha in previsione di cambiare l'età pensionabile, né innalzandola né abbassandola, rimane quella che è", mentre "dobbiamo ora lavorare per trovare delle vie di equità, partendo da quelle persone che sono fuori dal mercato del lavoro e con gli ammortizzatori non arrivano alla pensione".

 

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