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Renzi, 'dal 2015 nuovo modello per la dichiarazione dei redditi'

Si ragiona su modello 730 precompilato, in arrivo da 2015

Conto alla rovescia per la dichiarazione dei redditi precompilata, pallino fisso di Matteo Renzi che ne ha annunciato ufficialmente l'arrivo a partire dal prossimo anno, quando si potrà dare dunque l'addio al '740'. Il vecchio modello non esiste in realtà più dagli anni '90, sostituito dal 730 prima e da Unico poi, ma non c'è dubbio che il premier avesse in testa proprio la dichiarazione già pronta, da consegnare direttamente a casa, come nuovo strumento di semplificazione fiscale e burocratica.

La dichiarazione dei redditi precompilata è inserita nella delega fiscale e dovrebbe inizialmente diventare operativa per dipendenti pubblici e pensionati. I dettagli dovrebbero essere definiti con uno dei decreti attuativi della delega (forse già a maggio) e potrebbe dunque riguardare circa 18 milioni su 41 milioni di contribuenti, ovvero 15 milioni di pensionati e 3 milioni di dipendenti pubblici. La seconda tappa dell'operazione mirerà invece a coinvolgere tutti i lavoratori dipendenti, portando la dichiarazione precompilata a essere disponibile a più di 3 contribuenti su 4. Nella dichiarazione precompilata che arriverà a dipendenti pubblici e pensionati dovrebbe esserci una serie di informazioni di cui il Fisco già dispone, a partire da quelle anagrafiche e reddituali presenti nel Cud. Si aggiungono poi le detrazioni per i familiari a carico e per lavoro dipendente e pensione. L'Erario, inoltre, dispone già dei dati sugli immobili, e per chi è in regime di cedolare secca anche dei dati sui beni concessi in locazione e adibiti ad abitazione principale.

Il probabile punto debole del sistema potrebbe però essere quello delle detrazioni e degli oneri deducibili. Senza ombra di dubbio l'invio della dichiarazione dei redditi precompilata alleggerirà molto il lavoro dei Caf. Nell'ultima versione del dl Irpef i centri di assistenza fiscale non vengono in nessun modo toccati, ma nelle bozze precedenti valutate dal governo con intenti di spending review gli stanziamenti a loro favore venivano ridotti insieme a quelli per i patronati.

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