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Seicho, la morta amava gli haiku

Adelphi

Seicho, la morta amava gli haiku

Un raffinato e intrigante giallo del Simenon giapponese

ROMA, 02 febbraio 2021, 09:12

di Paolo Petroni

ANSACheck

Seicho, la morta che amava gli haiku - RIPRODUZIONE RISERVATA

Seicho, la morta che amava gli haiku - RIPRODUZIONE RISERVATA
Seicho, la morta che amava gli haiku - RIPRODUZIONE RISERVATA

 MATSUMOTO SEICHO, ''UN POSTO TRANQUILLO'' (ADELPHI, pp. 196 - 18,00 euro - Traduzione di Gala Maria Follaco).
    Un narratore particolare, che aggiunge al fascino della fusione di tradizioni e mentalità giapponesi con logiche narrative occidentali, un parlarci di anni non lontanissimi che hanno il colore di qualcosa che quasi non esiste più, come potrebbe essere per la Parigi di Maigret. E il riferimento non è casuale perché il raffinato Matsumoto Seicho (1909 - 1992) è definito il Simenon giapponese, anche a se questo non è un vero e proprio giallo, come tanti romanzi neri del suo contemporaneo belga francese, ma un'ossessiva, necessaria ricerca della verità su una morte che via via appare sempre più misteriosa, anche per i continui tentativi di sviare l'indagine, di non far capire le relazioni tra cause e effetti.
    C'è una rispettabile, giovane signora, Eiko, moglie di Tsuneo Asai, alto funzionario ministeriale, che muore all'improvviso appena si è riparata in una profumeria, in un quartiere periferico di Tokyo. Siccome soffriva da tempo di cuore, si parla di improvviso infarto quando la notizia arriva per telefono al marito, a Kobe per una cena con alcuni importanti imprenditori. Le circostanze e alcune piccole incongruenza però insospettiscono l'uomo, che viene vinto dalla curiosità di capire, di scoprire come mai lei era in quel posto, dove sono molti Hotel che affittano camere a ore, e con chi o chi doveva incontrare? Cercar di capire, ricostruire la vita dell'amata scoprendo cose che via via lo costringeranno a capire chi davvero fosse rispetto all'idea che lui ne aveva sempre avuta, diventa un'ossessione che finirà per buttargli all'aria la vita, che ha iniziato a andare in salita proprio come l'ultimo pezzo di una strada in salita percorso quel giorno da Eiko. Un'indagine quindi in cui Asai rischia di perdersi, cercando indizi, testimonianze e facendo domande a tutti, ora sincero ora costretto a menzogne strumentali, tutto in un Giappone di cui scopre il male nascosto dietro le convenzioni sociali, le apparenze che sono la base essenziale della convivenza, da cui dipendono successo o scandalo e rovina di una persona.
    Una bella lettura di un certo fascino quindi, per il ritratto e la critica che fa dei riti di certa borghesia giapponese, e poi grazie anche alla scoperta che la morta amava molto quella forma sintetica di poesia che sono gli haiku, tanto da frequentare un corso di composizione ed è proprio con una compagna a quelle lezioni della moglie che vengono citate e il protagonista analizza alcune composizioni che in poche parole sanno racchiudere l'essenza, la verità di un animo umano. Così una verità intima si affiancherà e magari aiuterà ad arrivare a una verità esterna, a rivelarci cosa accadde e perché alla signora Eiko.
   

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