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Le visioni di Johanna lunghe un secolo

Le visioni di Johanna lunghe un secolo

Per Castelvecchi il nuovo amaro romanzo di Francesco De Filippo

ROMA, 25 ottobre 2019, 12:11

Elisabetta Stefanelli

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 FRANCESCO DE FILIPPO, 'LE VISIONI DI JOHANNA' (Castelvecchi, Pag. 282, Euro 19,50). Tutto il male del secolo in una persona. Si potrebbe riassumere così l'amaro ultimo romanzo di Francesco De Filippo, autore a cui certo non manca la capacità di scrittura, che questa volta fa la difficile scelta di un protagonista da odiare, veramente esistito ma così estremo da sembrare solo inventato. E' Sebastian, che da bambino attraversa l'abbandono del padre mai visto, le peggiori sofferenze, la violenza più subdola e come se non bastasse la gelida condanna della madre che lo rende prigioniero della paura. Ma nonostante tutto quello che subisce è difficile, anzi impossibile, provare empatia nei suoi confronti. Perchè tutto ciò lo trasforma in un essere senza sentimenti, incapace di provare una qualunque emozione, di amare e di odiare, tutto è normale tutto consentito. Il suo egoismo assoluto è qualcosa che diventa speculare con l'epoca in cui gli capita di vivere, quella fine della prima Guerra Mondiale e la nascita e la crescita della Germania nazista. Eppure viene perseguitato dal Nazismo che lo condanna, lo chiude in prigione, poi in manicomio. Ma non per motivi eroici: è un pedofilo. Ma non si può provare simpatia per il Nazismo anche se condanna un pedofilo. Anche se agisce in questo modo terribile per il fatto di essere stato violentato da bambino e poi essere diventato lo schiavo sessuale del suo professore del liceo.
    Non si può provare simpatia per uno come lui che diventa ingegnere di chiara fama e come tale viene condannato dal regime a costruire delle camere a gas di cui non è difficile intuire l'orrendo scopo. Si sposa persino e mette al mondo cinque figli, cresciuti da - lei si - una eroica madre inconsapevole che solo dopo tanti anni, tante umiliazioni, riesce a capire il mistero abominevole che si nasconde dietro quel marito apparentemente così tranquillo ma che invece inanella denunce da minorenni.
    Perchè si, per Sabastian , la carne ('carne carne carne' vede e ripete ossessivo fin da bambino) deve essere posseduta prima della maggiore età. Non ha senso farlo oltre. Solo con le donne, la moglie e la prostituta, riesce ad avere rapporti sessuali che vadano oltre la maggiore età. O con Penguin che si era illuso di essere stato amato, almeno da Sebastian, e alle sue atroci parole di indifferenza preferisce la morte più terribile.
    Sebastian finisce per fuggire dalla Germania per vivere in Indonesia e lì ritrovare la libertà e anche la posizione sociale. Come se nulla fosse. Tutto è ammantato di indifferenza e più che dolore è l'orrore per un secolo di mostruosità condensate in una sola persona. C'è la figlia, si la Johanna del titolo, che segna la differenza e lascia il lettore alla fine con una luce di speranza in una storia che è tanto ben scritta quanto dura da attraversare.
   

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