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  5. Carmelo Bene-Enrico Ghezzi in dialogo sul calcio

Carmelo Bene-Enrico Ghezzi in dialogo sul calcio

Discorso su due piedi, incontro-intervista sullo sport più amato

(ANSA) - ROMA, 30 AGO - CARMELO BENE, ENRICO GHEZZI - DISCORSO SU DUE PIEDI (il calcio), (LA NAVE DI TESEO, PP 156, 11 EURO) - "Una partita di calcio dura un'ora e mezza. Con l'intervallo, un'ora e quarantacinque, più o meno la durata standard hollywoodiana, europea, mondiale, fino agli anni Ottanta, di un film. Ho sempre trovato curiosa questa durata così vicina alla regola aurea del film. E mi ha sempre molto colpito, perché è una misura che eccede in ribasso le possibilità teatrali. Come vedi questa stranissima coincidenza?". Lo chiede Enrico Ghezzi, autore di Rai3, dal 1979, e dirigente della terza rete Rai dal 1987 al 1994, al grande attore-regista scrittore Carmelo Bene, nel libro -dialogo-intervista, Discorso su due piedi (il calcio). Il testo è la trasposizione in 156 pagine, nell'edizione de La nave di Teseo, collana Le Onde, di una conversazione estemporanea avvenuta in un pomeriggio di fine marzo nel 1998, tra due grandi figure della televisione, del teatro e del cinema, sul tema dello sport più popolare e amato, il calcio. Da cui il titolo. La chiacchierata amichevole diventa tutt'altro che monotematica, arrivando a toccare altri sport e discipline, e soprattutto la maniera stessa di fare e concepire il teatro e l'arte per Bene, e l'esperienza cinematografica e televisiva di Ghezzi. "Ma è stato così da sempre. Non ce la fanno, credo. Non ce la farebbero a correre il campo. Credo che sia un fatto fisico, fisiologico" risponde Carmelo Bene sui tempi di una partita. "Ma era stato calcolato per esempio, anche sul cinema - incalza Ghezzi - che ci fosse una sorta di soglia di attenzione e di sopportazione media dello stare seduti a vedere uno spettacolo, tra l'ora e mezza e le due. Io non so tutte queste analisi su quali basi siano state compiute". "È bene conoscere tutte le mie riserve sul cinema - replica Bene - io sono un iconoclasta, ma mai abbastanza infettato. Nessuno calpesta più la pellicola, a nessuno fa paura, o la brucia. Edoardo Fadini, in Il teatro senza spettacolo, dice: 'Uno spettacolo di Bob Wilson può durare anche dodici ore, e questo è sopportabile. Uno spettacolo di Carmelo Bene, invece, anche se dura cinque minuti è insopportabile. Intollerabile'. Anche in serie A ci sono cose da quarta serie". "Anche nelle coppe" aggiunge Ghezzi. "Nelle coppe soprattutto, dove c'è tanta noia" aggiunge Bene. E ancora una rivelazione da Carmelo Bene: Andavo allo stadio perché mi interessavo di calcio. Dallo scudetto della Roma fino agli anni Ottanta. Lì soltanto hai la visione del fuorigioco, se una squadra è lunga o corta, se è un 4-4-2, un 4-5-1. Il calcio ha bisogno di fish eye, ha bisogno di un panoramico, di una telecamera come a San Siro, mi pare al Meazza. Lì ce n'è una ogni quarantacinque metri, è centrale, perfetta. Vedi tutti i fuorigioco, le chiamate che faceva Franco Baresi. 'Qua!', 'Fora!', 'Dentro!', Drio. La televisione segue la palla, invece.
    Tu della partita non vedi assolutamente niente". "Ma è questione di regia...Di regia e di possibilità tecniche" replica Ghezzi.
    E il dialogo a due voci si sposta velocemente dal gioco a zona ai campioni indimenticabili di ieri e di oggi, dal calcio ad altri sport, dagli sport alla vita. "Il giocatore senza palla - rivela Bene - per me equivale al giocatore senza mondo. E' colui che eccede il campione. Falcao, per esempio. Mentre Toninho Cerezo era un giocatore con la palla". "Portatore..."fa eco Ghezzi. "Portatore di palla. Quello senza palla...".
    "Rischia di essere escluso" conclude il pensiero di Carmelo Bene, l'intervistatore che aggiunge: "Ho l'impressione che accada come nel cinema. Sopravvivono i grandi film. E le cose invece più informi, le cose minori, le cose più piccole, alle quali la televisione conferisce un suo frame, una sua forma si perdono. Quanto è medio si perde. Pensa a una partita media." Lungo il suo percorso il dialogo si arricchisce di temi, riflessioni, giudizi arguti e critiche sagaci, allontanandosi dal tema del calcio, ma arrivando a toccare altri sport, altre discipline, il cinema, il teatro, l'arte e il modo di concepirla, comunicarla, viverla.
   

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