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'Marie la strabica' di Simenon

'Marie la strabica' di Simenon

Altro capitolo della sua Commedia Umana nera e ambigua

ROMA, 10 luglio 2019, 13:38

di Paolo Petroni

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La copertina di Marie la strabica di Georges Simenon - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina di Marie la strabica di Georges Simenon - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina di Marie la strabica di Georges Simenon - RIPRODUZIONE RISERVATA

GEORGES SIMENON, 'MARIE LA STRABICA' (ADELPHI, pp. 182 - 18,00 euro - Traduzione di Laura Frausin Guarino).
    Georges Simenon è stato definito "il più grande romanziere di tutti, il più vero romanziere che abbiamo nella letteratura francese" da uno scrittore come André Gide e ha sempre suscitato vera ammirazione in personaggi che vanno da Max Jacob a Francois Muriac, quando forse non invidia per la incredibile felicità della sua scrittura e per la forza intrinseca dei suoi personaggi. Apparentemente sono individui di poco spessore, mediocri e legati alle loro abitudini, spesso provinciali arrivati a Parigi, ossessionati dal senso del proprio fallimento, ma ognuno diverso dall'altro e arricchiti appunto da un vissuto personale, tanto che nei suoi romanzi si ha l'impressione precisa che sia il personaggio a fare la storia, ognuno capace di indicare all'autore come, messo di fronte a un dato avvenimento, potrebbe reagire, magari divenendo preda di passioni violente e compiendo atti estremi. Ci sono romanzi che si reggono quasi solo sulla forza e la potenza del personaggio, ed è il caso dell'attore Emile Maugin de 'Le persiane verdi', ultimo titolo pubblicato da Adelphi prima di questo 'Marie la strabica', altri che creano un'atmosfera generale dando presenza e precisione di personaggio a un luogo. Qui il gioco è costruito con la consueta abilità narrativa e psicologica tra due fanciulle cresciute assieme nella stessa cittadina di provincia: una bella e procace, Sylvie, pronta a sedurre il mondo e gli uomini con piacere e determinazione per costruirsi una vita diversa da quella misera del posto in cui è nata; l'altra, Marie, che è un po' l'opposto, bruttina, strabica e resa da questo insicura, timorosa, oltre ad avere un anno più dell'altra, da cui è attratta e respinta, che ammira e assieme giudica male. La prima quindi, si potrebbe dire inevitabilmente, deciderà si fuggire e recarsi a costruirsi una nuova vita a Parigi, mentre l'altra, disgraziata e un po' succube, deciderà di partire anche lei. Subito le loro vite avranno un'impronta, un andamento diverso, con Marie adattata, forse rassegnata alla mediocrità della propria esistenza che comunque affronta, e l'amica che si avvia per la sua strada disposta sempre al necessario ''senza ripugnanza''.
    Le due si perderanno presto di vista e si reincontreranno dopo 28 anni, quando Sylvie avrà davvero bisogno dell'aiuto di Marie per non perdere gli agi conquistati a fatica, questa si mostrerà come sempre arrendevole e pronta a darle una mano. E' a questo punto che il carattere dei due personaggi decide, prende il sopravvento e fa girare le due vite, e naturalmente il romanzo di Simenon, in una direzione inaspettata regalandogli anche quel tanto di suspense che non guasta e avvince, specie se emergono quei lati torbidi che ognuno ha e controlla, fino a quando qualcosa non li porta a galla prepotentemente, quasi bisogno favorito dal destino di dar senso a una esistenza, alle esistenze diverse di tutte e due. Allora ci si ricorderà di certe chiusure e silenzi di Marie un tempo nell'ascoltare malignità e esaltazioni di Sylvie che amava accarezzarsi i seni e, senza guardare in faccia nessuno, nemmeno il povero ragazzo ritardato e epilettico loro vicino, studiava da sempre come sfruttare le debolezze maschili, ma anche quelle dell'amica che finiva per servirla, pur protestando, nelle sere prima di addormentarsi vicine nella stanza di una povera pensione. Un romanzo che si legge con vero piacere, popolare forse, ma raffinato e elegante, insinuante, nel costruire un altro bel tassello alla costruzione della sua luminosa e grigia, ambigua come ogni psicologia, Commedia Umana di un Novecento quotidiano non meno nero e ambiguo.
   

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