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Menasse e l'Europa tra nazioni e unione

Menasse e l'Europa tra nazioni e unione

La crisi EU spiegata dall'autore del romanzo 'La capitale'

ROMA, 26 maggio 2019, 14:54

Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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       - ROBERT MENASSE, ''UN MESSAGGERO PER L'EUROPA'' (SELLERIO, pp. 180 - 16,00 Euro - Traduzione di Simone Buttazzi) Si considerano i successi, sul piano economico e sociale, come risultato del proprio lavoro, mentre la crisi appare come il fallimento del lavoro altrui. La realtà è che se le cose non vanno la colpa è del contesto generale e allora si può capire che se il crescente desiderio di sovranità nazionale è comprensibile sul piano umano non significa naturalmente che sia anche ragionevole. E' la prima di una serie di risposte e notazioni che Robert Menasse, saggista e studioso austriaco della realtà europea, ha selezionato partendo dalle domande che più spesso gli vengono rivolte dal pubblico quando partecipa a incontri nei vari paesi, anche in seguito alla pubblicazione (in Italia da Sellerio) del suo interessante e ben congegnato romanzo ''La capitale'', ambientato a Bruxelles e nato per mettere in luce con fiducia sul futuro europeo quel che non va assolutamente oggi nel governo della UE, di cui tutti siamo partecipi e di cui sfruttiamo i molti vantaggi, ma di cui tendiamo a non sentirci responsabili. Questo accade, pare, anche perché si parla molto oggi di ciò che va male e si dimentica quanto progresso e benessere, quanto riparo e sostegno abbiamo avuto dall'essere tutti assieme.
    ''Soprattutto in tempi di crisi economica, le nazioni sviluppano dinamiche aggressive. Lo vediamo anche nell'insulso risentimento che la Germania prova nei confronti dei greci e viceversa. E alla fine del processo, quando i cosiddetti interessi nazionali non possono più essere difesi politicamente, si tenta di imporli con la violenza. E l'esperienza storica dimostra come ciò non possa durare al lungo e al contempo produca solo tantissima miseria'', per non parlare di ciò che sta accadendo in Gran Bretagna che davanti ai problemi ha deciso di mettersi fuori dal gioco. Menasse parla un po' di tutto, dalla moneta unica che non si è riusciti a gestire a un livello politico sovranazionale, rendendo difficile affrontare la crisi, alla Commissione Europea che va legittimata facendo sì che venga eletta dall'Europarlamento e non dai governi nazionali perché abbia potere e autorità, solo per citare alcuni degli argomenti criticamente affrontati in queste pagine. Il volumetto vuole aiutare a ripercorrere e capire le ragioni storiche del progetto europeo , alla luce del quale superare lo stallo attuale e creare qualcosa di nuovo, invece di riprodurre sempre l'esistente anche per una realtà diversa.
    Bisogna quindi che le politiche degli stati nazionali acquistino appunto una visione collettiva europea, senza rinunciare alla propria identità, che è altra cosa. Manasse lo fa poi con il suo linguaggio semplice, puntuale e spigliato, che argomenta come se fosse in dialettico contraddittorio col lettore. Insomma, questo ''Un messaggero per l'Europa'' direi che è da leggere come appendice del suo romanzo, per andare al fondo delle cose e cercare di capirle veramente, al di là delle apparenze e e dell'istinto a difendersi e rinchiudersi nel proprio egoismo, che come è chiaro restringe le possibilità di migliorare e non le allarga. Insomma, bisogna pretendere molto di più dall'Europa, ma bisogna anche essere disposti a dare, a aprirsi e partecipare.
   

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