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L'addio ai fantasmi della Terranova

L'addio ai fantasmi della Terranova

Assenze che bloccano la vita: passato da esumare non seppellire

ROMA, 03 aprile 2019, 10:02

Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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NADIA TERRANOVA, ''ADDIO FANTASMI'' (EINAUDI, pp. 202 - 17,00 euro).
    La realtà più pressante, che ci condiziona più di quella che abbiamo davanti agli occhi attorno a noi, è quella nostra interiore, sono i fantasmi che ci portiamo dentro e con cui spesso è molto difficile confrontarci, perché fanno paura, ci immobilizzano al momento in cui sono diventati vitali.
    E' quel che accade a Ida Laquidara, il personaggi trepidante, tremante ma alla fine vitale io narrante di questo riuscito, intenso, dolente e limpido romanzo di Nadia Terranova, che torna dopo 23 anni dalla madre a casa a Messina, casa natale che emblematicamente non ha mai avuto manutenzione, piena di infiltrazioni e molto mal messa.
    Il fantasma che nasce da un'assenza, quindi un vuoto molto più forte degli effetti di qualsiasi presenza, è quello del padre, uomo gravemente depresso che negli ultimi tempi viveva praticamente a letto e che una mattina si alzò, uscì di casa e scomparve per sempre e in Ida, che aveva 13 anni, tutto si ferma: ''la sveglia segnava le sei e sedici e avrebbe segnato le sei e sedici per sempre''. E' così che ''la sparizione di mio padre era diventata l'imbuto delle nostre colpe, la nevralgia delle scelte da scansare'', la ragione del silenzio tra madre e figlia con l'ossessione di non nominarlo mai. E' un modo per far finta di nulla e convincere la figlia che vale la pena vivere e dimenticare, ''seppellire la mia infanzia e la nostra disgrazia'', ma è qualcosa che non placa i sensi di colpa, tanto da scoprire poi che ''né la distanza né l'età avevano intaccato la rabbia che ci legava'', perché ''una madre è qualcosa da cui non esiste riparo''. Da quando è partita, lasciando a Roma dove ormai vive il marito Pietro, sa che l'unica cosa che vuole assolutamente salvare nella vecchia casa che dovrebbe andare in vendita e una scatola di ferro rossa seppellita in un cassetto della sua camera di un tempo. E' lì dentro che è rimasta chiusa la sua vita e inconsciamente la svolta arriva col terzo sogno che Ida fa tornata a casa: ''affondo i piedi nella rena, uomini stanno scavando, non siamo qui per seppellire ma per esumare, vengono fuori il busto, la testa, grumi di terra come quelli che si gettano sulle bare, ma non ci sono bare''. Come non ci fu mai una bara per suo padre, lasciando aperti per sempre interrogativi sulla sua fine (se fosse poi davvero morto, se fosse vivo chissà dove, se un giorno sarebbe ricomparso), mentre ''si piange il non averlo pianto''. Una condizione di blocco e paura del domani e degli affetti che fa sì Ida non abbia voluto avere figli e, non sapendo lasciarsi andare, il rapporto col marito stia naufragando. Da riesumare c'è quindi tutta una vita rimasta sospesa che torna con i vestiti di un tempo, i giochi chiusi in sacchi di plastica neri, il rapporto con i vicini di casa, sara, la più cara amica di un tempo che oggi la scansa frettolosamente e l'accusa di vivere ''come una schiva'' di quel che le è successo, di aver permesso al dolore di divorarla, così da non accettarne più l'esistenza nemmeno negli altri (''Esisteva quella terra straniera chiamata il dolore degli altri, un dolore eguale al nostro e insieme del tutto sconosciuto''). In tutto questo, i propri fantasmi riconoscono quelli simili degli altri, un vuoto è attratto da un'altro vuoto, come accade a Ida col giovane muratore d'origine greca Nikos che però, liberatosi a parole del suo peso, si uccide, offrendo alla donna ''finalmente un funerale'' e la coscienza che ''mentre mio padre andava in scena per me, altrove agiva altro dolore .... il male non smette di esistere mentre siamo occupati a pensare a noi''. E' così che, grazie a una scrittura asciutta, senza retorica alcuna, nera e trasparente, si compie un percorso e, con la distanza che riavvicina il marito e la vicinanza della madre che permette di prendere una distanza, misurandosi con le ossessioni di una vita, con le chiusure, l'egoismo, la scoperta della sofferenza degli altri, del mondo, Ida arriverà a tirar fuori la scatola di ferro rossa del suo passato e ad aprirla.
    Del passato di Nadia Terranova fanno poi parte, anche se in modo diverso, le storie raccolte ora in ''Omero è stato qui'' (BOMPIANI, pp. 66 - 10,00 euro), le leggende nate tra Scilla e Cariddi, da Dina e Clarenza che difesero Messina dall'attacco dei nemici, a Ulisse e le Sirene o Cola Pesce in carne,ossa e squame.
   

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