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Bacà, la disgrazia di essere fortunato

Bacà, la disgrazia di essere fortunato

Romanzo comico particolare e inconsueto nel nostro panorama

ROMA, 25 marzo 2019, 10:08

di Paolo Petroni

ANSACheck

La copertina di Benevolenza cosmica di Fabio Bacà - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina di Benevolenza cosmica di Fabio Bacà - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina di Benevolenza cosmica di Fabio Bacà - RIPRODUZIONE RISERVATA

 18,00 euro).
    Ecco un romanzo di piacevole lettura raro dalle nostre parti, tanto che potremmo quasi dire paradossalmente che è costruito al contrario, non su una vita di sofferenze che porta alla catarsi, ma su un'esistenza che procede sotto l'ala di una benevolenza cosmica, e in quest'ottica ecco che la narrazione mostra una vena ironica, trova una sua intrinseca comicità non superficiale e, forse per questo, la vicenda ha un aura british, ambientata a Londra con un protagonista che si chiama Kurt O'Reilly.
    Lui è il dirigente di una società che si occupa di statistiche e non regge la pressione di quel che inopinatamente gli accade: ''Forse perché il mio sistema di valori è messo a dura prova. La mia struttura psichica di riferimento, la mia fede nella stabilità degli eventi statistici, sta pericolosamente vacillando''. Non può essere che a uno tutto, ma proprio tutto non faccia che andargli bene e se gli accadono contrattempi più o meno gravi, questi poi si rivelino portatori di altre buone novelle. Un'angiografia rivela che ha alcune lesioni intraoculari sintomatiche di una forma di tumore rara e, nel 96 % dei casi, maligna, ma lui rientra per fortuna in quell'altro 4%. Per strada si trova davanti all'aggressore armato di una donna e viene ferito di striscio da un proiettile della polizia, così gli vengono offerti molti soldi di risarcimento, una cifra che cresce ogni volta che lui la rifiuta (basta denaro che piove dal cielo!), sin quando la accetterà per potersene andare. Del resto chi investe i suoi soldi è stupefatto come ogni sua scelta, anche quelle di proposito più azzardate, non faccia che rendergli ingenti somme, senza mai un calo o una perdita da mesi. Ma la cosa funziona anche con cifre più piccole, come una corsa in taxi che gli viene offerta dall'autista perché lui è l'ultimo cliente prima che questi vada in pensione. Insomma, un pover'uomo che si sente letteralmente perseguitato dalla fortuna, vittima di una congiura cosmica di cui si sente vittima, e per la quale cerca una spiegazione.
    Distratto da quel che gli accade, è sempre in giro, come in fuga, con la segretaria Wendy che lo cerca disperatamente e il lavoro lasciato da parte, eppure è proprio allora che gli arriva un'inaspettata promozione. Avverte di stare abituandosi a pensare di non correre mai alcun rischio, come tutto fosse sempre calcolato, cosa che gli impedisce ''di entrare in contatto con la parte oscura di me stesso'' e godere dell'imprevedibilità della vita. La sua sicurezza, le sue difese le ha sempre trovate nelle statistiche (e ne cita varie - anche se una nota dell'autore all'inizio avverte che sono false), in una razionalità che non ha bisogno di consolazioni religiose o meno, ben sapendo che ''la vita è una faccenda incomprensibile'', ma a proposito di un tale momento della sua esistenza sente che ''ci sono cose per le quali non pretendere una spiegazione è impensabile''. E' allora che cerca qualcuno che sappia dargliele, ma chiedere aiuto perché tutto ti dice bene non trova facile comprensione e al massimo gli dicono che forse è solo un po' stressato. Finché finisce da uno psichiatra che lo riceve in una spettacolare piscina al 32/mo piano di un grattacielo, il quale lo manda da una donna che invece gli dà appuntamento in un ristorante macrobiotico,si occupa di alta moda ma fa anche la psicoterapeuta per persone ''intrappolate in complicate e infelici combinazioni di eventi'' e sarà lei a proporgli nell'ottica di un equilibrio universale una visione delle cose nuova che potrebbe rivelarsi salvifica e che tirerà in ballo sua moglie Elizabeth, una curiosa scrittrice con cui è in crisi sin da quando si sono sposati. Un racconto che è in debito dichiarato con Vonnegut, che non a caso si chiama Kurt come O'Reilly, scritto con un certo ritmo e buoni dialoghi, costruito in una sorta di crescendo e piccole sorprese che spingono il lettore a voler vedere dove tutto va a parare, grazie anche a una lingua veloce e incisiva che finisce quasi a contrasto per evidenziare una comicità che è molto rara nel panorama della nostra letteratura.
   

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