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Muri, luogo di comunicazione e incontro

Muri, luogo di comunicazione e incontro

Libro di Michela Monferrini che va oltre parola separare

ROMA, 11 gennaio 2019, 12:11

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Paolo Petroni) MICHELA MONFERRINI, MURI MAESTRI (LA NAVE DI TESEO, pp. 142 - 18,00 euro).
    La classica metafora del muro è quella di una barriera, di una divisione, di una interruzione della possibilità di rapporti e di comunicazione e Michela Monferrini in questo libro la ribalta con assoluta naturalezza, con una serie di racconti di gran leggerezza e libertà anche stilistica, e assieme, grazie a un'ottica che nasce dall'unione del sentimento con la ragione, poetici e di rivelatorie profondità. Del resto sin dall'apertura scrive: "immaginate di essere un rondone", quindi di poter volare e vivere come se i muri fossero altro da quel che sono per gli uomini, perché "questa è la storia del vostro viaggio e del contrario della parola separare". Ma il suo superare il (concetto di) muro non viene dallo scavalcarlo o abbatterlo o sorvolarlo, ma da farne paradossalmente e naturalmente il luogo della comunicazione e dell'incontro.
    Dal Wall of Heroes al Postman's Park vicino St. Paul a Londra al Muro del Pianto di Gerusalemme, passando anche per il Muro di Berlino e il Muro tra Israele e Cisgiordania, ecco che i muri, come li va a visitare in giro per il mondo e ce li racconta la Monferrini, parlano, hanno memoria, provocano, spingono al dialogo e all'azione, diventano appunto muri maestri, maestri di storia e vita, spazi pubblici di aggregazione sociale che poi sono quelli che per l'autrice contribuiscono a creare la qualità della vita. Quindi, parlando di relazioni umane, ecco che sono certi comportamenti e certi sentimenti a definirne il senso, dalla fratellanza al desiderio, dall'amore alla fede, ognuno dei quali è messo come presupposto alle varie parti del libro.
    Nel suo gioco di contrari ecco ancora che queste vicende di muri partono dal senso dell'essere più vicini, "Closer" in inglese, che è il titolo di un film di Mike Nichols sul bisogno e le difficoltà dei rapporti sentimentali, in cui la donna interpretata da Natalie Portman si presenta sotto il falso nome di Alice Ayres anche al fidanzato Clive Owen, che solo alla fine scoprirà da come sia nato quel nome, tornando al Postman's Park e vedendolo sul Muro degli Eroi tra quelli che compaiono sulle mattonelle che ricordano tutte persone che si sono sacrificate per salvarne altre. E la Monferrini andrà alla scoperta di chi fosse la vera Alice Ayres, domestica in una casa londinese che va a fuoco e che si preoccupa prima di tutto di salvare i bambini il 24 aprile 1885. Così fa seguire le circostanze della morte di altri eroi di questo muro coinvolgente, invitando a andarci, a leggerne i nomi a voce alta per salvarli, come inizio del viaggio lungo molti altri muri, ricordando le parole del Barone rampante di Calvino: ''Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori''. Dal muro sulle vite esemplari stroncate, ecco quindi il muro sul sentimento che tutto muove, quello a Parigi in un giardino su Places des Abbesses con 612 piastrelle con scritto ''Ti amo'' in tutte le lingue e i dialetti del mondo; poi anche la creazione sui muri di giardini verticali con le piante che si tendono alla ricerca della luce; e ancora il moncone di muro che testimonia l'attentato alla Stazione di Bologna; quello nato spontaneamente dopo il suo assassinio in memoria di John Lennon a Praga per protesta contro la cecità del potere; quelli riempiti testardamente di graffiti calligrafici di Hang Tosou Choi a Hong Kong; i tanti muri che in vari paesi parlano, trasmettono un messaggio grazie a chi vi ha lasciato una scritta esemplare; il Muro del Pianto in cui si lasciano importanti suppliche, quello vero e i tanti virtuali di oggi; sino ai muri nati nel mondo a riproporre quelli di Candy Chang, che invitano ognuno a scrivervi cosa vorrebbe fare Before I die (prima che muoia), e si riempiono rapidamente dei desideri più banali e di quelli più singolari.
    Insomma i muri della Monferrini finiscono in queste pagine per rimandarsi l'un l'altro, in un desiderio di mostraceli in modo nuovo, mentre c'è chi ha fatto crollare quello di Berlino solo pronunciando il 9 novembre 1989 le parole "da adesso" o chi come il berlinese Jan Vormann va in giro per il mondo a riparare crepe e buchi nei muri, incastrandoci simbolici mattoncini colorati Lego, sino a citare, in questo suo ricco archivio di muri, Bergotte morente nella Rcherche proustiana, che intravede quella "piccola ala di muro giallo" nel quadro Veduta di Delft di Vermeer, particolare prezioso e colorato, più che una chiusura, un'apertura su un altrove pieno di possibilità.
   

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