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Yehoshua, mio tunnel va oltre i muri

Yehoshua, mio tunnel va oltre i muri

Scrittore israeliano a Più libri, da Trump non mi aspetto nulla

ROMA, 05 dicembre 2018, 13:00

di Mauretta Capuano

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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   ABRAHAM B. YEHOSHUA, IL TUNNEL (EINAUDI, PP 339, EURO 20) - Il caos mentale che si riflette in quello geopolitico. E come antidoto la propria anima che combatte contro il proprio cervello, colpito dalla demenza senile. Il grande scrittore israeliano Abraham B. Yehoshua ci mostra quanto sia necessario trovare "nuove forme di identità" nel suo nuovo romanzo 'Il tunnel', tra gli appuntamenti più attesi nel giorno d'inaugurazione della fiera della piccola e media editoria 'Più libri più liberi', che si apre il 5 dicembre alla Nuvola dell'Eur, a Roma.

    Pubblicato da Einaudi nella traduzione di Alessandra Shomroni, è la storia dell'ingegnere israeliano in pensione Zvi Luria, al quale, a poco più di settant'anni, viene diagnosticato un inizio di demenza senile. Il neurologo consiglia di fare una vita attiva, anche sessualmente. E così l'amata moglie Dina, famosa pediatra, convince Zvi ad aiutare l'ingegnere Assael Maimoni, che ha preso il suo posto ai lavori pubblici, e si sta però occupando del progetto di un tunnel segreto. "Non so se lo percepite in Italia, ma in Israele, sia in ambito religioso che laico, le categorie dell'identità sono diventate sempre più rigide e la demenza è un modo per mischiare le identità, per fonderle insieme" spiega all'ANSA Yehoshua, 82 anni, che da qualche anno vive vicino a Tel Aviv dove abitano i suoi figli e nipoti. "Dobbiamo cercare di distruggere la politica dell'identità attraverso la comprensione, l'empatia, attraverso il tunnel che collega un'identità all'altra" sottolinea l'autore de 'La sposa liberata' e 'Fuoco amico'.

    "Non posso analizzare la situazione italiana, ma in Israele la questione sta diventando molto seria perché abbiamo 2 milioni e mezzo di palestinesi che sono sotto occupazione in Cisgiordania e noi non possiamo separarci da loro, ma non possiamo neppure integrarli" spiega. E del trasferimento dell'ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, "è solo una provocazione di Trump" dice Yehoshua e aggiunge: "Quando Trump si è insediato ha affermato che finalmente ci sarebbe stato un accordo tra palestinesi e israeliani. Finora questo annuncio ha provocato solo un altro danno alla possibilità di una risoluzione. Non mi aspetto niente da questo presidente".

    La costruzione del tunnel ha nel romanzo un valore positivo. In realtà non sarebbe necessario scavarlo, sarebbe molto più facile e meno costoso livellare la collina dove vivono un insegnante palestinese e altre persone. "Il tunnel è un'espressione di pietà, di empatia, del desiderio di risolvere il problema israelo-palestinese, cercando di farlo in maniera indiretta, anche illegale, in un certo senso, perché non è lecito scavare un tunnel se non è necessario. Ma viene fatto per aiutare queste persone a sopravvivere sulla collina" racconta Yehoshua che mentre scriveva 'Il tunnel' ha perso l'adorata moglie con cui ha vissuto un matrimonio di 56 anni. "Mia moglie leggeva sempre, dopo le prime 70 pagine, il manoscritto di quello che scrivevo, per capire se il 'bambino' era sano. Ha letto anche le prime 70 pagine de 'Il tunnel' e mi ha detto 'va bene, è tutto a posto'. E' stato molto difficile per me continuare dopo la sua morte, ma non volevo fermarmi e scrivere mi ha dato conforto".

    Anche la malattia e l'ospedale sono questioni strettamente legate a quelle dell'identità. "L'ospedale rappresenta il rapporto più intimo tra palestinesi e israeliani. Ci sono eminenti medici israeliani che vanno nei campi profughi, aprono laboratori per curare i bambini. Però, se da una parte ci sono tanti buoni rapporti, le malattie rappresentano anche una fonte di informazioni per l'occupazione israeliana".

    Quando l'ingegnere in pensione dubita di essere utile a Maimoni, lui gli dice: "La demenza sarà l'espressione delle tue emozioni perché la mente sta diventando crudele. Dobbiamo portare più emozioni, più passione e soluzioni alternative" insiste lo scrittore che per la figura di Luria, di cui viene raccontata la malattia solo nella fase iniziale, si è ispirato a un suo caro amico. "Un bravissimo scrittore del quale non vorrei citare il nome, le cui opere sono state tradotte anche in italiano. Una persona deliziosa che scherzava e rideva all'inizio della sua demenza, ma questo era solo l'esordio.

    Adesso è in un ospizio, non riconosce più nessuno" ricorda Yehoshua che intreccia vicenda privata e collettiva in un modo davvero inaspettato che strappa anche qualche risata. 
   

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