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Millennials, tra utopia e horror

Millennials, tra utopia e horror

Esce per Mondadori il debutto letterario de La Buoncostume

MILANO, 31 ottobre 2018, 10:24

Federico Pucci

ANSACheck

La copertina di Millennials - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina di Millennials - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina di Millennials - RIPRODUZIONE RISERVATA

LA BUONCOSTUME, MILLENNIALS - IL MONDO NUOVO (MONDADORI, PP. 468, 19 EURO). In un futuro non distante, il mondo è dominato dai ragazzi, lasciati soli nel momento in cui tutti gli adulti sono rimasti sospesi ma non morti in seguito al Blocco, avvenuto il 3 maggio 2019. Questa è la premessa di 'Millennials - Il mondo nuovo', romanzo d'esordio del collettivo di autori La Buoncostume.
    Negli ultimi dieci anni, i quattro - Carlo Bassetti, Simone Laudiero, Fabrizio Luisi e Pier Mauro Tamburini - hanno lavorato tra web e tv scrivendo serie come 'Il Candidato', 'Età dell'oro' e 'Klondike' e firmando per 'Camera Cafè' e 'Piloti'. Quel registro comico qui cede il passo a un horror d'azione post-apocalittico: "Come consumatori guardavamo e leggevamo quasi solo drama o genere, la forma romanzo ci ha permesso di saltare da 'Camera Cafè' a 'Black Mirror'", spiega il gruppo parlando con l'ANSA.

Il libro è una narrazione corale dall'impronta decisamente cinematografica (tanto da essere nato 5 anni fa come trattamento per una serie), con riferimenti, allusioni o ispirazioni che vanno da 'The Hunger Games' e 'The Last of Us' alla fantascienza anni '60. A distinguerlo da gran parte della letteratura post-apocalittica, però, è una prospettiva non distopica ma utopica: "Quattro anni dopo il Blocco non troviamo bande di ragazzini che si fanno la guerra alla maniera del 'Signore delle mosche', ma l'alba di una società nuova, dove comunità locali si mettono in rete creando il 'syn' per lottare contro la paura e il bisogno di risorse", dice Tamburini. "Se il discorso dominante sui giovani che hanno il cervello in pappa è massimalista, noi vogliamo farne uno opposto", sottolinea Laudiero. Di fondo, c'è una premessa filosofica ben precisa: "Normalmente la distopia si basa sull'idea che l'uomo sia intrinsecamente aggressivo e predatorio, e che lo Stato e le strutture di potere servano a civilizzarlo. Noi diciamo che è proprio il sistema socio-economico ad essere aggressivo, che le persone di base vogliono stare insieme ed essere felici, senza confini e senza barriere di genere o razza - dice Luisi - Il fatto che sembri un facile ottimismo deve dare l'idea di quanto siamo ideologizzati".

Ciò non elimina il conflitto, anzi, questo mondo dai nomi familiari (la storia è ambientata nel nord Italia) è attraversato da problemi e lotte, come quella dei Bianchi con gli oligarchici CSK: "A questo mondo si arriva per via pragmatica, ma l'opzione della violenza è l'ultima, tanto che il modello dei razziatori sta scomparendo perché insostenibile", dicono gli autori. Personaggi come Mina, Olga e Wen, quindi, si muovono in uno scenario tutt'altro che idilliaco, scosso anzi da una minaccia che mette a repentaglio l'intero mondo nuovo, il risveglio degli adulti. Un intreccio dalle letture allegoriche su capitalismo, società, rapporti generazionali e comunicazione: "C'è voluto un cataclisma perché i ragazzi vivessero la rete in un modo sano anziché nel modo patologico di oggi - spiega Luisi - Anche quelle non sono strutture naturali, e i ragazzini da soli non riproducono quelle dinamiche di potere".
   

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