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Thien, racconto ingiustizie e amore

Thien, racconto ingiustizie e amore

Scrittrice di origini cino-malesi al festival Taobuk

ROMA, 27 giugno 2018, 09:59

Mauretta Capuano

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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MADELEINE THIEN, NON DITE CHE NON ABBIAMO NIENTE' (EDIZIONI 66THAND2ND, PP 480, EURO 22).
    Finalista al Premio Bottari Lattes Grinzane 2018, che verrà assegnato in ottobre, e nel 2016 al Man Booker Prize con 'Non dite che non abbiamo niente', in cui ha raccontato la rivoluzione culturale in Cina attraverso un immaginario taccuino dei ricordi, la scrittrice canadese di origini cino-malesi Madeleine Thien nel romanzo che la ha resa celebre anche in Italia ci mette di fronte a una domanda cruciale: "quale prezzo si può arrivare a pagare per avere un paese che si possa definire giusto?". "Tanti paesi stanno andando incontro a cambiamenti profondi e il mio libro, parlando di rivoluzioni, pone una domanda che si stanno facendo in molti" dice all'ANSA la Thien, tra i protagonisti del festival Taobuk 2018 a Taormina, diretto da Antonella Ferrara e dedicato in questa edizione, che si concluderà il 27 giugno, proprio al tema Rivoluzioni.
    E presto arriverà in Italia il primo libro della Thien, la raccolta di storie brevi 'Simple Recipes' del 2001, in uscita a gennaio 2019 per la casa editrice 66thand2nd, che è stato elogiato da Alice Munro. "Mi piace molto la Munro, in particolare il modo in cui ritrae la complessità delle donne, guardando gli aspetti più materni ma anche quelli forti, di ferocia" dice all'ANSA la scrittrice. "Amo i racconti. In 'Simple Recipes' racconto storie di famiglie, classi sociali. Parlo del rapporto tra genitori, figli e immigrazione, della situazione in cui i padri e le madri che arrivano in un posto nuovo hanno figli che vogliono appartenere a quel Paese, con particolare riferimento al Canada, a Vancouver" dove la scrittrice è nata nel 1974 da padre cino-malese e madre di Hong Kong. Delicata nel tono di voce e nei movimenti, con una dolcezza tutta orientale, la Thien spiega: "C'è un po' di me in tutte queste storie. Quando mia sorella le ha lette ha detto subito che le è sembrato di vedere la nostra storia familiare riflessa in una sorta di specchio rotto". "I miei genitori hanno lasciato la Malesia nel 1974, quando c'era la guerra in Cambogia e Vietnam. Se fosse stato possibile restare nel loro Paese non lo avrebbero mai abbandonato" racconta. E aggiunge: "bisogna risolvere il problema dei profughi quando arrivano ma anche nel loro paese d'origine. Io guardo all'America, che è la più vicina al Canada, e trovo scioccante e devastante la disumanità mostrata nei confronti dei profughi". A 17 anni dal suo esordio e dopo 4 libri, tra cui 'Certezze' (Mondadori) e anche uno per bambini 'The Chinese Violin', la Thien sta lavorando ora a dei racconti e anche a un nuovo romanzo. "Le storie brevi ti permettono di curare di più alcuni dettagli e di giocare maggiormente con il tempo. Nel nuovo libro alcune saranno ambientate nel futuro. Il romanzo è invece a uno stadio iniziale, ma sta prendendo la strada della riflessione filosofica: come si possono coniugare tutte le disparità e ingiustizie con l'amore che abbiamo per questo mondo?" afferma la scrittrice, 44 anni, che si sposta tra Vancouver, Montreal e New York, dove insegna scrittura creativa.
    Oltre ad aver raccontato cosa ha significato sopravvivere al regime, in 'Non dire che non abbiamo niente' la Thien ha mostrato come "la lingua sia stata distrutta dalle violenze e come la gente si sia dovuta adeguare per non essere torturata".
    Protagonista del libro è la musica. "Il titolo del libro deriva dall'inno cantato dai ragazzi della rivoluzione quando hanno lasciato Piazza Tiananmen, la sera del massacro nel 1989 e racchiude l'importanza del passaggio di parole di generazione in generazione" spiega e si considera molto fortunata di essere finalista al Bottari Lattes. "Sono felice - dice - che tante persone possano conoscere le tematiche che affronto".
   

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