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Ono-dit-Biot, c'è bisogno di antichità

Ono-dit-Biot, c'è bisogno di antichità

Esce 'Credere al meraviglioso' sulla potenza dei miti greci

ROMA, 18 giugno 2018, 12:37

Mauretta Capuano

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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CHRISTOPHE ONO-DIT-BIOT, CREDERE AL MERAVIGLIOSO (BOMPIANI, PP. 221, EURO 17,00) Un uomo crocifisso dal dolore per la morte della donna amata, che non riesce a essere padre. Riparte dalla sofferenza di César, che ha perso la sua Pat il nuovo romanzo di Christophe Ono-dit-Biot, che può essere considerato il seguito di 'Immersione'. E' una storia straziante dove arriva la luce che porta a 'Credere al meraviglioso' (Bompiani), attraverso la forza dei miti greci. "Non c'è mai stato bisogno come ora di storie e narrazioni.
    Nei miti, da Edipo a Orfeo, gli antichi greci hanno riassunto tutta l'esperienza umana. Questo libro dimostra che nel mondo contemporaneo la forza di questi miti è intatta" dice all'ANSA lo scrittore francese, vicedirettore del settimanale 'Le Point'.
    E sottolinea: "'Credere al meraviglioso' è un modo di combattere contro questa epoca che vive solo nel presente, senza essere capace di goderselo. Un modo di reintrodurre l'idea che ci sono tante persone venute prima di noi e che sarebbe un errore terribile gettare alle ortiche tutte le storie che ci sono state prima. Perchè si sappia che abbiamo ancora bisogno dell'antichità e costruiremo il futuro solo se prendiamo coscienza della potenza di questo passato".
    A Ono-dit-Biot piaceva che un uomo di oggi fosse salvato dalle storie che gli raccontavano da bambino, quelle che vengono dalla culla del Mediterraneo. Così accade a César, un personaggio che esiste fin dal suo primo romanzo, 'Disgregato' del 2000. "Sono quasi 18 anni che gioco con lui. E' quasi un alter ego - racconta lo scrittore - che mi permette di cavalcare la mia vita. Dopo 'Immersione' le persone mi chiedevano: ma che cosa succederà al bambino e a César ora che Pat non c'e' più?. E allora, come gli dei antichi, sono risceso nel suo mondo per salvarlo dal caos. Quando si protegge il fuoco sacro dei miti, un giorno arriva una ricompensa". Succederà così a César quando Nana, studentessa di architettura, greca, appassionata come lui di autori classici e mitologia greca, diventerà sua vicina di casa. "César non ha con Nana una vera storia d'amore, ma è ancora meglio perchè è quasi una storia di resurrezione. Ed è anche un modo per me di pagare i miei debiti a tutte le persone che mi hanno trasmesso questa conoscenza e mi hanno permesso di accedere a questo immaginario, di cavalcare Pegaso, di tramare nei festini cannibali di Tieste o di succhiare il seno della lupa" racconta lo scrittore che quando era piccolo e viveva in Normandia ha avuto la fortuna di "avere una docente di greco antico che mi ha insegnato a decifrare le lettere dell'alfabeto greco" dice.
    L'arrivo della solare ed evanescente Nana che trascina César per le strade deserte dell'estate parigina e poi verso isole vicine e lontane ridà soprattutto a César la forza di essere padre di un bambino che assomiglia tanto alla madre, la sua Pat.
    E poi c'e' una cosa apparentemente inspiegabile, quella studentessa greca sembra sapere molte cose su di lui.
    "E' come se gli dei fossero ancora tra noi. L'idea che mi interessa molto, una lezione per la nostra epoca, è che gli dei non sono molto diversi dagli uomini" dice lo scrittore che si è divertito in 'Credere al meraviglioso', pubblicato nella traduzione di Berenice Capatti, a cancellare i riferimenti mitologici ma, se si è appassionati di mitologia, si può leggere la storia a un livello più profondo.
    "Sappiamo di essere mortali ma, come riuscire a vivere con questa idea? Nana può essere vista come una studentessa greca ma è anche il diminutivo di Atena e si può immaginare che sia la vera dea. Forse è scesa sulla terra per salvare questo uomo che ama fin dall'infanzia, riportarlo in vita e mostrargli che deve essere un padre. Sta al lettore credere quello che vuole" sottolinea l'autore che è nato nel 1975. L'esperienza dell'antichità, per Ono-dit-Biot "ci mostra che siamo stati diversi da ciò che siamo oggi. La cultura è innanzitutto esperienza dell'altro. Ciò che succede in Europa oggi è il risultato di aver dimenticato quella cultura" dice con determinazione.
   

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