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Giordano, fatto salto oltre 'Numeri primi'

Con nuovo romanzo 'Divorare il cielo'

(ANSA) - ROMA, 16 MAG - PAOLO GIORDANO,'DIVORARE IL CIELO' (EINAUDI, PP 440, EURO 22). Ha superato i "veti" che la 'Solitudine dei numeri primi' gli aveva imposto, Paolo Giordano con il suo nuovo romanzo 'Divorare il cielo', una storia d'amore, amicizia, slanci idealistici, ambientalismo, pubblicata da Einaudi. Veti che dopo il suo romanzo d'esordio, con cui ha vinto il Premio Strega nel 2008 e il Campiello Opera Prima, lui stesso si era imposto, tra i quali "tornare a parlare dell'infanzia, dell'adolescenza, della solitudine, dell'amore. 'La solitudine dei numeri primi' ha giganteggiato nella mia vita. Avevo bisogno di mostrare che esistevo al di la' di quel libro. 'Divorare il cielo' e' un grande salto per me. E' il primo libro che esce senza la fascetta de 'La solitudine dei numeri primi' che ho sognato intorno alla mia lapide" dice all'ANSA Giordano.
    E l'amore, l'adolescenza sono tutti elementi che ora si trovano nel suo nuovo romanzo in cui grande protagonista e' anche la Puglia, la terra rossa, gli ulivi, le masserie in cui è ambientato il romanzo e che sono entrate nell'anima dello scrittore.
    "Torno a parlare di quelle cose, ma e' come se le avessi superate, come se avessi aperto un cancello. C'e' uno scatto dalla giovinezza, in cui ero immerso nel primo romanzo, alla fine di quella stagione della vita. Un grande cambiamento per me" spiega lo scrittore. La voce narrante e' una donna, Teresa, torinese come Giordano che passa le estati a Speziale, dalla nonna. E nella campagna pugliese conosce i ragazzi della masseria, tre fratelli non di sangue che vivono in una specie di comune, credono in Dio, nella terra e nella reincarnazione. A colpire il cuore della ragazza e' Bern con cui vive un amore pieno come quelli della giovinezza.
    "I personaggi - spiega Giordano - sono meno dominati dal fato che governava i due protagonisti de La solitudine dei numeri primi. Sono molto piu' determinati. Sono piu' esplosi che implosi. Ci sono somiglianze ma profonde differenze con il mio primo libro".
    La Puglia, luogo che Giordano ha scoperto a 20 anni, e' il posto delle estati a cui lo scrittore "anela tutto l'anno. Ho il mal di Puglia e chi viene da quella terra ha la malattia della proprio luogo d'origine, una nostalgia che non si supera mai. E' stata un motore molto forte per questo romanzo" racconta. Anche dare voce a una figura femminile, Teresa, e' stato "bellissimo" per lo scrittore. "E' una liberta' spaventosa. Scrivo sempre con la mia parte femminile che e' molto pronunciata. Non e' stato dunque per nulla faticoso per me. Non mi sono mai trovato a dire 'questo non e' un pensiero femminile'. E poi uno scrittore deve essere anche un po' questo, un altro da se'".
    La masseria e' la visione iniziale che prefigura tutto il romanzo. "C'erano tre ragazzi che entravano in una piscina. Chi sono? Che legami hanno?" si e' chiesto Giordano. Ed e' il luogo in cui "avvengono incessanti trasformazioni. Quando cambia la loro utopia, loro trasformano questo luogo. Utopia che ha le fondamenta in un pensiero religioso e poi deve riempirsi con altro. Nulla e' abbastanza per riempire il vuoto lasciato da Dio. Quel vuoto di senso che e' difficile colmare". E l'amore qui gioca un ruolo fondamentale: "E' bellissimo - dice l'autore - raccontare storie d'amore. Sono il collante piu' solido. Se sei stato quattro anni in un romanzo, come in questo caso, e' piu' bello farlo stando in una storia d'amore".
    Dire che 'Divorare il cielo' e' una storia di formazione e' riduttivo: forse lo e' per Teresa, ma "nella complessita' dell'oggi la vecchia idea del romanzo di formazione andrebbe aggiornata. Ci sono scatti avanti molto piu' repentini". E un film dal libro? "Ho bisogno di stare ancora attaccato a questo romanzo. Non e' ancora avvenuto il taglio del cordone ombelicale. Ma potrebbe accadere che diventi un film. In fondo tra il mondo letterario e cinematografico c'e' una contiguita'" ricorda lo scrittore.
   

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