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Nicoletti, Io autistico come mio figlio

Nicoletti, Io autistico come mio figlio

Il racconto di come la diagnosi gli ha cambiato prospettiva

ROMA, 31 marzo 2018, 11:19

Elida Sergi

ANSACheck

Gianluca Nicoletti, Io figlio di mio figlio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Gianluca Nicoletti, Io figlio di mio figlio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Gianluca Nicoletti, Io figlio di mio figlio - RIPRODUZIONE RISERVATA

(ANSA)- ROMA, 31 MAR - (GIANLUCA NICOLETTI, IO FIGLIO DI MIO FIGLIO, MONDADORI, EURO 18.00) Non è più solo Tommaso, ragazzone di 20 anni dalla folta e ingarbugliata capigliatura riccia che il papà non vorrebbe fosse mai tagliata, ad essere l''autistico' in famiglia. Nel suo nuovo libro dedicato al tema dell'autismo, 'Io figlio di mio figlio' (Mondadori) è adesso il padre, il giornalista e scrittore Gianluca Nicoletti, a fare 'outing' spiegando di essere anche lui affetto dalla sindrome di Asperger. Una diagnosi, confermata effettuando gli esami medici del caso, che in qualche modo arriva non come un fulmine a ciel sereno, ma che 'deflagra' nell'intero romanzo e che lo porta a vedere con nuovi occhi non solo il rapporto con quel figlio che può apparire 'stralunato' e che per lui è quasi una 'boccata d'aria', un compagno di vita irrinunciabile, ma anche il legame passato con la famiglia, quello attuale con gli amici, il lavoro e persino la battaglia che lo vede da anni impegnato per garantire un futuro al suo ragazzo e ai tanti altri affetti dalla stessa patologia quando i genitori non ci saranno più.
    Tutto inizia per caso, con la 'provocazione' di una neuropsichiatra. "Possibile che non l'hai ancora capito? Anche tu sei autistico'". E il viaggio si conclude (o meglio ricomincia) nella hall di un hotel romano, dove uno psichiatra, anche nel tentativo di sdrammatizzare, gli dice "Sei un Aspergherone!". Alla sindrome di Asperger si associa anche, nel suo caso, l'ansia e un quoziente intellettivo alto, di 143 su una media di 100. È questo il nuovo quadro in cui muoversi, in cui far rientrare anche un lavoro, come quello che Nicoletti svolge, legato al contatto con il pubblico e 'rileggere' con una nuova luce esperienze e sensazioni passate e future. "Oggi mi sembra tutto diverso e vedo nella presenza costante di Tommy un modo per ricordarmi il mio vero punto di vista, mentre fino a ieri mi sforzavo di conoscere il suo. Ed eccomi qui, arrivato a scoprirmi figlio di mio figlio" scrive nel romanzo, che sembra voler 'parlare' in particolare a tutti i genitori di ragazzi autistici. "I nostri figli saranno orfani fino a che non accettiamo l'idea che il loro autismo è anche il sintomo di uno stato atipico del nostro cervello" aggiunge infatti Nicoletti. "Sarebbe come se negassimo altri caratteri fisici che da noi hanno ereditato". La scoperta di essere autistico, attorno a cui ruota il romanzo che però tratta anche altri temi, rischiara e rafforza la visceralità di un legame, quello tra padre e figlio, in cui non è chiaro chi dia aiuto all'altro o lo riceva. Con la speranza e gli occhi puntati sempre verso il futuro, in occasione anche della giornata mondiale della consapevolezza sull'autismo del 2 aprile: in particolare a quel 'Casale delle Arti', un casale in disuso a Roma, nel quale costruire un 'porto di approdo' per i ragazzi autistici, per il quale manca solo una firma da parte del Comune.
   

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