SHERMAN ALEXIE, DANZE DI GUERRA (NN Editore, pp.208, 18 Euro). Non è chiaro dove finisca la verità autobiografica e inizi il racconto di fiction nel libro Danze di guerra di Sherman Alexie, pubblicato da NN editore con la accurata traduzione di Laura Gazzarrini. Ma non è questa la cosa più importante, perché il libro, che intreccia come in un mosaico racconti e brani poetici, ha in sé una sua affascinante coerenza. Da un lato infatti c'è il linguaggio, che procede brillante e schietto ma che, soprattutto nelle poesie, evoca immagini di grande efficacia. Dall'altra ci sono le storie, che aprono per il lettore spaccati di vita quotidiana in cui ogni personaggio si confronta con se stesso e i propri limiti. I temi sono vari, dalla famiglia all'amore, dalla religione alla morte, ma l'accento è posto dall'autore sulle questioni legate all'identità, soprattutto quando è fragile, e ai pregiudizi razziali. I personaggi sono messi di fronte a una scelta che può cambiare le loro vite: forse sbagliano, forse no, ma leggendo delle loro vicende e dei loro piccoli mondi può capitare anche di riconoscersi, tanto è essenziale la scrittura e sono analizzate con chiarezza l'ambientazione e le scene. Del resto non ci si aspettava nulla di meno da un autore così interessante come Alexie, capace di costruire storie ricche di senso anche in poche pagine: nei racconti infatti, così come nelle poesie, i temi seri e difficili spesso si mescolano a un'ironia che stempera la tensione ma di certo non semplifica.
Nato nella riserva indiana Spokane a Wellpinit, nello Stato di Washington, pluripremiato e considerato uno dei maggiori scrittori americani, Alexie tiene sempre a mente non solo il problema di chi comunque è "condannato" per nascita alla diversità, ma anche il rapporto spesso conflittuale che lega padre e figlio e il contrasto della propria cultura indiana, fatta di riti, canti, preghiere e antiche credenze popolari, con il cinismo imperante nei giorni nostri. Se per esempio il racconto Furto con scasso è costruito in modo perfetto per confondere le idee tra l'autore e il personaggio (un montatore cinematografico di origine indiana che, pur civile e non violento, uccide un giovanissimo ladro di colore introdottosi in casa per rubare qualche dvd), in Sale, con lo strano e poetico incontro tra una anziana vedova che vuole scrivere il necrologio per il marito morto e un giornalista alle prime armi, Alexie affronta con malinconica dolcezza il tema della morte, spesso presente nei suoi scritti.
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