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Pino Corrias, Nostra Incantevole Italia

Pino Corrias, Nostra Incantevole Italia

I luoghi che hanno cambiato la nostra storia

ROMA, 03 febbraio 2018, 10:56

di Nicoletta Tamberlich

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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PINO CORRIAS - NOSTRA INCANTEVOLE ITALIA (CHIAReLETTERE, EURO 18, PP. 372).
    "Le carte geografiche contengono il mondo. Quando siamo in viaggio, calcolano le distanze. Ci raccontano dove siamo. Cosa ci lasciamo alle spalle e cosa troveremo al prossimo orizzonte.
    Questo libro è la mappa del mio viaggio nell'incantevole Italia di ieri e di oggi... Una geografia che prova a mettere ordine nel disordine della nostra storia".
    Settant'anni di storia italiana da ritrovare nel nuovo libro di Pino Corrias 'Nostra incantevole Italia'. Da Portella della Ginestra alla villa di Grillo, da Sanremo a Lampedusa, passando per Arcore, Ostia e l'ultima cena di Pasolini nella ricostruzione di Ninetto Davoli, il Vajont - Vermicino e il piccolo Alfredo - via Fani e il sequestro di Moro - il lingotto della Fiat - il pio albergo Trivulzio e l'inizio di Tangentopoli - Capaci e la morte di Falcone - Arcore e Berlusconi - Pontida e Bossi - Cogne - L'Aquila - casa Prodi e l'avvio dell'Ulivo - Lampedusa - Sant'Ilario e la villa di Grillo - il Lungotevere di Dagospia - Cinecittà - il Quirinale.
    Corrias corre veloce attraverso i decenni e la storia recente coniugando cronaca e politica, per svelare aspetti ancora per certi aspetti carichi di punti interrogativi o ignorati.
    Primo maggio 1947, festa dei lavoratori.
    Sotto il cielo bianco di maggio, Portella della Ginestra è un altopiano verde, macchiato per sempre dal rosso del sangue.
    Settant'anni dopo quel giorno di festa e di lutti - era il Primo maggio 1947, festa dei lavoratori - sventolano bandiere e cadono ancora lacrime sulla memoria.
    Il bandito Salvatore Giuliano e la sua banda di tagliagole sbucarono dietro alle pietre più alte, sotto il monte Maja, con i fucili e i mitra. Davanti ai loro occhi, sparpagliati nel grande prato, almeno duemila braccianti arrivati da Palermo, Monreale, Partinico, San Giuseppe Jato, famiglie intere con i ragazzini, i cavalli, i fazzoletti rossi, il vino, il pane e la banda musicale della festa. Ai bordi le bandiere rosse del sindacato che chiedeva la terra per i contadini, il fischio degli altoparlanti del comizio che stava per iniziare.
    Non è neanche necessario mirare, per fare la mattanza, basta sparare nel mucchio. E loro sparano. Non meno di centocinquanta colpi in una manciata di minuti. La gente fugge. Le donne gridano. I cavalli scalciano. Quando torna il silenzio dei fucili, inizia il lamento dei ventisette feriti, il pianto e le grida dei superstiti, davanti agli undici cadaveri: una donna, due uomini, cinque ragazzi, tre bambini.
    Nostra incantevole Italia è il resoconto di un viaggio durato molti anni, alla fine del quale l'autore ha provato a rimettere ordine a storie che in tanti si sono esercitati a complicare anche quando erano semplici. Perchè viviamo in uno strano paese scandito dal trasformismo delle classi dirigenti, dove tutte le verità sono sempre provvisorie.
    "Dove c'è gente che ha scritto che il bandito Giuliano non era mai morto, il corpo era di un sosia, e a cascarci sono stati dei magistrati che mezzo secolo dopo, hanno preteso il Dna dello scheletro, sentendosi degli astuti investigatori. Ci sono persone convinte che il Vajont sia stata una tragica fatalità.
    Che in Piazza Fontana ci fossero non solo i fascisti ma anche Pietro Valpreda, un suo sosia e due bombe, non una. Che in via Fani sovrintendessero alla strage della scorta di Moro agenti segreti italiani, anzi israeliani, anzi bulgari.
    Che Di Pietro sia stato manovrato dalla Cia per complottare contro Craxi incassare tangenti per finanziare non il suo circo personale, ma addirittura i palestinesi. Che Falcone sia stato agevolato nelle indagini contro la mafia, ammirato per il coraggio e non invece ostacolato invidiato e lasciato solo e detestato dai colleghi, gli stessi che ad ogni anniversario applaudono la sua salma.
    Che Licio Gelli avesse davvero una intelligenza irresistibile e non solo una irresistibile astuzia di compratore di anime morte, disposte a tutto per il potere e la carriera...." .
   
   

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