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Amos Oz e il virus del fanatismo

Amos Oz e il virus del fanatismo

Nessuno è indenne. I vaccini non fanno più effetto.

ROMA, 22 novembre 2017, 10:05

Lucia Balestrieri

ANSACheck

La copertina di 'Cari fanatici ' di Amos Oz - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina di  'Cari fanatici ' di Amos Oz - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina di 'Cari fanatici ' di Amos Oz - RIPRODUZIONE RISERVATA

AMOS OZ, 'CARI FANATICI '(FELTRINELLI, PP. 108, euro 10,00 euro). A più di dieci anni dall'uscita di 'Contro il Fanatismo', lo scrittore israeliano Amos Oz torna, con tre nuove riflessioni, sul nemico più insidioso dei tempi presenti. Oz scova il fanatismo ovunque, un minuscolo virus che si manifesta prima con sintomi trascurabili, per procurare poi danni sempre più gravi nella società, arrivando allo 'stato terminale':l'Isis, i neonazisti, gli antisemiti, gli islamofobi, gli omofobi, i 'teppisti' tra i coloni israeliani. "Tutti noi - riflette Oz - ci stiamo inevitabilmente allontanando dagli orrori dell'Europa della prima parte del ventesimo secolo: Stalin e Hitler hanno inconsapevolmente inculcato nelle due o tre generazioni a loro successive un timore profondo per ogni estremismo e una sorta di freno agli istinti fanatici". Ma questo "parziale vaccino non fa più effetto". "Odio, fanatismo, ribrezzo per il diverso, sete di sangue rivoluzionaria, febbre di annientare una per tutte i malvagi in un bagno di sangue, tutto ciò sta alzando di nuovo la testa".

 Nel primo saggio, 'Cari fanatici' che dà il titolo al libro, Oz rileva e traccia il fanatismo in ogni schieramento politico, in ogni religione, in ogni ideologia. Nessuno ne è immune. L'unico antidoto è l'immaginazione (intesa come l'abilità di vedere oltre, verso spazi più aperti), l'empatia, la capacità di comprendere e accettare l'altro, perché il fanatico - scrive Oz - "è una persona che sa contare fino ad uno".

 Il secondo saggio, 'Tante luci e non una luce', scritto a quattro mani con la figlia Fania Oz - Salzberg, si concentrata sulla cultura ebraica, la sua storia, un caleidoscopio di apporti diversi. Anche qui il fanatismo si riaffaccia, quando i cultori dell'ebraismo più ultra-conservatore tentano di imporre le loro regole su tutti. L'ebraismo è 'tante luci' e non 'una sola': la città sionista di Tel Aviv, costruita agli inizi del novecento, ha un valore pari al Talmud, il libro della tradizione ebraica, osserva Oz, con un paragone estremo.
 "La nostra forza sta nello stare insieme intorno al nostro diritto di essere diversi gli uni dagli altri. La diversità non è un male passeggero bensì una fonte di benedizione".

 Nel terzo saggio, Oz parla dei 'Sogni di cui Israele farebbe bene a sbarazzarsi il prima possibile". Infatti, "se non vi saranno qui e presto, due Stati (uno israeliano e uno palestinese ndr.) allora ce ne sarà uno. Se ci sarà uno Stato, sarà uno Stato arabo dal Mediterraneo al Giordano", profetizza. Vi è ormai una tenaglia, rappresentata da un lato dalla destra dei coloni nazionalisti e dall'altra dal dogmatismo della sinistra anti-sionista, che ha distrutto la prospettiva dei due stati e decretato l'irreversibilità della soluzione ad un unico Stato. "Ma cosa diavolo significa irreversibile? Cosa ci sarà mai di irreversibile nella occupazione e nella repressione dei territori palestinesi da parte di Israele?", si chiede lo scrittore. "Chi come me ha visto con i propri occhi la nascita dello stato d'Israele appena tre anni dopo il genocidio degli ebrei d'Europa ad opera dei tedeschi nazisti non prende tanto alla leggera il concetto di 'irreversibilità' ". Come potrebbero del resto, israeliani e palestinesi cominciare una luna di miele in un unico paese dopo tanto sangue versato? Oz è convinto che la pace si debba fare e che non si possa fare da soli. Anche israeliani e palestinesi si devono rendere conto che "non possiamo continuare a contare solo fino a uno".
   

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