(di Daniela Giammusso)
VALENTINA VENTURI, CANTINE D'AUTORE -
VIAGGIO NELL'ARCHITETTURA DEL VINO (ALL AROUND, PP. 144, 12
EURO) La ''perfezione'' del gusto che sposa la bellezza del
paesaggio, non solo naturale. E' un matrimonio scritto nel
destino quello tra il mondo del vino e l'architettura, che dalla
Napa Valley a la Rioja, passando per Langenlois, nel tempo ha
stregato grandi star come Zaha Adid, Herzog e De Meuron, Frank
Owen Gehry, Norman Foster. E che in Italia trova, da sempre,
forse il suo terreno più fertile. A raccontarlo è ''Cantine
d'autore - Viaggio nell'architettura del vino'' (ed. All Around,
pp. 144 - 12,00 euro), guida scritta dalla giornalista Valentina
Venturi, che dai Traminer dell'Alto Adige ai Cabernet Sauvignon
carichi di sole della Sicilia, regione per regione esplora
l'Italia dei filari e delle cantine disegnate dalle più
importanti firme dell'architettura mondiale.
Un viaggio, diciamolo subito, non solo per gli amanti del vino e
che anzi, tra botti, tradizioni secolari e storiche famiglie,
racconta le due anime di un mondo votato al futuro e
all'innovazione, ma ancora popolato da artisti, vinattieri,
visionari e animali mitologici. Come la grande tartaruga che
appare ai piedi delle colline di Bevagna, nel cuore dell'Umbria.
E' il carapace in rame disegnato da Arnaldo Pomodoro per la
famiglia Lunelli e la sua nuova produzione di Montefalco e
Sagrantino alla Tenuta Castelbuono. Sempre in Toscana, terra di
vini tosti, ribelli, complessi, ''che non rispettano le
regole'', come sottolinea nelle sue introduzioni lo scrittore e
regista Paolo Zagari, ecco anche la cantina La Rocca di
Frassinello dove una star mondiale come Renzo Piano ha
progettato una struttura quasi completamente sotterranea, che
punta tutto sulla eco-sostenibilità: si sfrutta la forza di
gravità per il ciclo produttivo (la cosiddetta tecnica ''per
caduta'') e la barriccaia sotterranea permette una
climatizzazione naturale con notevole risparmio energetico. E
poi ancora, il futuristico cilindrico semi-interrato dello
svizzero Mario Botta (ispirato, però, alle antiche dimore
toscane) per Petra Moretti a Suvereto, la cantina praticamente
biodegradabile di Antinori e la prima volta nel vino di Gae
Aulenti alla Tenuta di Campo di Sasso a Bibbona. Una ''febbre''
che, puntando sulla valorizzazione del contesto circostante, ha
portato con se' un fiorire di neologismi: cattedrali del vino,
eno-industria, eno-meraviglie, eno-nauti.
E allora come definire la struttura di Castello Romitorio di
Sandro Chia, dirompente artista della Transavanguardia che ha
mutato la sua cantina in una sorta di esposizione permanente? O
come non lasciarsi affascinare dal design della Westway
Architect alla Cantina S. Margherita, dal 1935 culla del Pinot
Grigio del conte Marzotto, o dalle tecnologie della Cantina
Terredavino, nelle Langhe, progettata dall'architetto Gianni
Arnaudo? Ma in Italia si va anche a ritroso nel tempo, con la
villa settecentesca di Andrea Palladio, al cui interno si
nasconde una segretissima cantina dell'azienda vinicola Santa
Sofia e dove il Valpolicella si trasforma in Amarone. O in
Sicilia, davanti al mare di Trapani, dove tra pavimenti battuto
di tufo e navate a sesto acuto che stregarono anche Garibaldi,
alla Cantine Florio nasce il Marsala, eccellenza tutta Made in
Italy, che però, si scopre, deve il suo successo ai salotti
inglesi di fine '700. Non manca un pizzico di glamour, con
un'appendice per le cantine di vip e artisti diventati
produttori di vino, da Adriano Celentano a Stefania Sandrelli,
Sting e Gianna Nannini.
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