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Gli ebrei tra storia e memoria

Gli ebrei tra storia e memoria

Il dilemma tra scomparire o rimanere se stessi

TEL AVIV, 05 settembre 2017, 12:19

Massimo Lomonaco

ANSACheck

La copertina de 'Gli ebrei tra storia e memoria ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina de  'Gli ebrei tra storia e memoria ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina de 'Gli ebrei tra storia e memoria ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

RICCARDO CALIMANI-GIACOMO KAHN: "GLI EBREI TRA STORIA E MEMORIA" (EDB; PP.328; 27.50 EURO).
    Scomparire o rimanere se stessi? In questo dilemma c'è gran parte della storia e della memoria ebraica. Lo rappresentano bene gli intellettuali descritti da Kahn, direttore della rivista della comunità ebraica romana 'Shalom' (che ha festeggiato i 50 anni) nel libro scritto insieme a Dario Calimani, un passato da giornalista ed ora professore universitario. Da Einstein, a Freud, a Herzl, a Marx, a Proust, a Saba a Svevo, tutti hanno messo in evidenza ciò che gli autori sottolineano nella prefazione: "il mondo ebraico è ricco, articolato, spesso contraddittorio e, quindi, complesso". Non è un caso che la stessa parola 'ebreo' - 'ivri' nella lingua originaria - abbia la radice 'avar' che significa 'passare oltre', 'attraversare'. E non è neppure un caso che Abramo, il capostipite e primo patriarca, adempia al comando divino, come indica la Bibbia, uscendo dalla sua terra. In questo 'passare oltre' non appare dunque difficile il lasciare, ma neppure, al tempo stesso, il conservare. Nel difficile equilibrio di una identità nata da un processo rivoluzionario e che quasi costantemente - anche nella sua forma più laica - si è confrontata con un esterno spesso ostile c'e' appunto tutta la complessità di una storia e di una memoria non scalfita dal tempo e che resta attuale. Ad unire i personaggi descritti nel libro è un sostrato declinato in modi diversi ma saldamente ancorato al fluire della storia del popolo ebraico. Un divenire che Calimani narra con grande capacità di sintesi rispondendo alle domande di Kahn nella parte del volume dedicata a far conoscere il Popolo del Libro. Del resto le altre definizioni di ebreo - semita, giudeo, israelita, israeliano - fissano, a seconda della storia e del significato dato ad esse, altrettante tappe di quella storia/memoria. Ad esempio - secondo gli autori - antigiudaismo e antisemitismo segnano sicuramente due fenomeni storici nella persecuzione antiebraica e sarebbe un errore sovrapporli, come mette in rilievo nella prefazione del libro il biblista Luigi Nason. E questo non tacendo nulla della gravità dell'antigiudaismo cattolico e, dopo lo scisma protestante, anche di quello delle Chiese cristiane nei confronti del mondo ebraico. Senza parlare poi della abissale differenza che c'e' tra 'israelita' e 'israeliano' dove, nel secondo caso, il concetto di 'nazione' e di 'terra' - risvegliati dall'assimilato ebreo ungherese Herzl - assegna oggi un valore completamente nuovo all'essere ebreo: anche per chi si trovi, e voglia restare, in Diaspora. Tuttavia - come conclude Calimani, incalzato da Kahn - la storia non è finita: "il mondo ebraico.
    con i suoi pregi e difetti, deve misurarsi ancora con durissime prove".
   

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