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Il Museo di Boni guarda al futuro

Il Museo di Boni guarda al futuro

Vincitore del Premio Lugnano il romanzo riflette sulla memoria

ROMA, 25 luglio 2017, 11:50

Paolo Petroni

ANSACheck

Libro del giorno - RIPRODUZIONE RISERVATA

Libro del giorno - RIPRODUZIONE RISERVATA
Libro del giorno - RIPRODUZIONE RISERVATA

 MASSIMILIANO BONI, ''IL MUSEO DELLE PENULTIME COSE'' (66TH A2ND Ed. pp. 374 - 18,00 euro). Ha appena vinto il Premio Città di Lugnano alla terza edizione questo romanzo d'attualità il cui tema è il passato, la memoria, ma ambientato nel futuro, per parlarci di oggi e delle derive cui non stiamo ponendo riparo. Il futuro in cui tutto si svolge è così un futuro prossimo, circa il 2030, in un cui alle elezioni dirette per il Presidente della Repubblica alla francese Renzi viene sconfitto da un tal Cacciani, populista che pare un incrocio tra Berlusconi d'un tempo e Grillo e parla di Felicità mentre il degrado non si riesce a fermare e la violenza e il razzismo trovano spazi in cui esprimersi tragicamente. E perché tutto sia ben evidente ecco che il vero tema è la memoria e la scomparsa degli ultimi sopravvissuti dell'olocausto, cui sta dedicando una grande mostra il Museo della Shoah di Roma finalmente costruito, come da antico progetto, nel perimetro simbolico di Villa Torlonia, ex residenza di Mussolini.
    Un romanzo ricco, molto ben costruito nel suo percorso lineare e che incuriosisce pian piano e poi, con i suoi colpi di scena, coinvolge emotivamente nelle vicende del vicedirettore del museo, specializzato nella ricostruzione delle vite degli ex deportati del nazismo, Pacifico Lattes con la moglie Ester e i figli, strettamente legato al direttore e creatore del museo, un non ebreo, Mario Canepa. E la forza e verità del libro è nel loro modo di essere, nei diversi atteggiamenti davanti alle difficoltà della vita e del lavoro, nel percorso di Pacifico, che, come studioso di storie terribili si è anche sempre difeso da quel passato, e si troverà invece a doverlo affrontare una volta di più e con responsabilità diverse, che lo costringono a crescere come uomo, grazie anche al sostegno di una famiglia che non si sfascia davanti ai momenti più gravi.
    Tutto ciò si legge grazie a una trama che riguarda il riuscire a capire se un quasi centenario chiuso volontariamente da anni in un centro per anziani, dove parla poco e non dice nulla di sé, sia o no l'ultimo sopravvissuto italiano dei campi di concentramento e come mai nessuno ne abbia saputo qualcosa prima, tanto che al museo è in corso la mostra nata proprio dopo la morte di quella che si credeva essere l'ultima reduce e testimone. Il nome di Attilio Amati, che ha chiesto alla suora che lo accudisce di volere un funerale ebreo, accennandole al suo passato, infatti non compare in alcuna lista di deportati, nonostante i controlli incrociati che coinvolgono anche i ricercatori israeliani della Shoah, a cominciare dall'amico Francois di Pacifico, che lavorano su registri diversi, compresi quelli precisissimi dei nazisti nei campi. La cosa incuriosisce e vincere la resistenza scorbutica, la chiusura in difesa dell'uomo sarà una sorta di non facile duello tra lui e Pacifico, incuriosito ma scettico anche per propria difesa.
    Un duello e un percorso personale di quest'uomo, figlio di un macellaio romano del ghetto che ora ha la bottega accanto a quella di un pescivendolo arabo e che è sempre chiuso tra le carte delle sue ricerche sui sopravvissuti e non ha mai voluto partecipare a un viaggio della memoria ad Auschwitz, avendo visitato in vita sua solo la Risiera di San Saba a Trieste. Ma questo suo riprarasi dietro le carte non lo preserva dalla violenza e invadenza del mondo in cui vive e che finirà quasi per travolgerlo drammaticamente. Così il libro monta lentamente e acquista forza in un racconto dalla scrittura nitida, piano e puntuale anche nei particolari, nei riferimenti alle vie attorno a Piazza Bologna a Roma, nelle psicologie e storie personali dei vari personaggi, nel passato che sembra tornare, tutto senza bisogno di alcuna retorica e che naturalmente ci parla e si s'interroga sul nostro presente, sulla nostra società anche nel momento in cui gli ultimi testimoni spariscono e la memoria va preservata in maniere tutte da pensare perché resti cosa viva.
   

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