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Giorgiana Masi a 40 anni da uccisione

Giorgiana Masi a 40 anni da uccisione

Concetto Vecchio indaga sul mistero in libro Feltrinelli

ROMA, 10 maggio 2017, 11:28

Mauretta Capuano

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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    CONCETTO VECCHIO, GIORGIANA MASI (FELTRINELLI, PP 224, EURO 18). Chi ha ucciso Giorgiana Masi il 12 maggio del 1977? Concetto Vecchio torna a indagare su un mistero mai dimenticato, compie un viaggio nella memoria che ha il ritmo di un giallo nel libro 'Giorgiana Masi', pubblicato da Feltrinelli nel quarantesimo anniversario della morte della studentessa romana.
    Colpita alla schiena a 18 anni da un proiettile, all'incrocio tra Ponte Garibaldi e piazza Gioacchino Belli a Roma, Giorgiana scappava verso Trastevere con il suo ragazzo, Gianfranco Papini, al termine di un pomeriggio di violenze a margine di una manifestazione del Partito Radicale in piazza Navona, vietata dalle autorità, per celebrare il terzo anniversario del referendum sul divorzio. "Caduta di schianto in mezzo all'incrocio, a braccia avanti, la testa verso Trastevere, i piedi verso il ponte Garibaldi. Sulle prime pensarono fosse inciampata" racconta Vecchio che apre il libro con un'immagine straziante, che ci fa subito entrare nella storia. Forte l'impatto narrativo con riferimenti a 'La promessa' di Durrenmatt e al ruolo del caso e a 'La neve era sporca' di Georges Simenon. Giornalista alla redazione politica di Repubblica, autore di libri come 'Vietato obbedire' e 'Ali di piombo' e di webdocumentari storici, Vecchio torna sui luoghi, consulta carte sepolte, interroga decine di testimoni, ritrova le facce di allora tra cui quella del poliziotto Giovanni Santone, la cui foto con la borsa Tolfa e la pistola in pugno divenne l'immagine simbolo della tragedia. Alla domanda 'perchè eravate in borghese?' Santone risponde a Vecchio che lo guarda con diffidenza: "Ma io non lavoravo con la divisa! Camilla Cederna scrisse un lungo articolo per denunciare che eravamo degli infiltrati tra i manifestanti, una fesseria colossale. Eravamo guardie di pubblica sicurezza e come tali non obbligati alla divisa". Incontra nel 2015 Marco Pannella ed è proprio la lettura di un passaggio del discorso pronunciato dal leader radicale a Montecitorio in quel tragico 12 maggio del 1977 la scintilla che ha fatto partire questo libro-inchiesta. Pannella "predisse con ore di anticipo che ci sarebbe stato un morto" dice Vecchio e il leader radicale conferma: "l'atmosfera era quella". Pannella parla anche dell'allora ministro degli Interni Francesco Cossiga con cui è stato protagonista di un interminabile duello: "Cossiga era estemporaneo. Uno che non valutava bene le conseguenze delle cose che faceva, che c'erano in giro i poliziotti in borghese a sparare lui nemmeno lo sapeva, e infatti inizialmente mentì in Parlamento" dice Pannella. Ma cosa sapeva veramente l'allora ministro degli Interni non lo sapremo mai: "portò con se i suoi segreti andandosene nell'agosto del 2010" dice l'autore. Indizio dopo indizio, perizia dopo perizia Vecchio consulta gli atti nello studio dell'avvocato Luca Boneschi, legale della famiglia Masi secondo il quale nel libro "il crimine emerge in tutta chiarezza. Chi sia il criminale lo deciderà il lettore".
    Come un'ossessione Vecchio continua a chiedersi: "qual è il finale di un delitto senza l'assassino?". E quel proiettile mai trovato, un colpo potentissimo, da che arma è arrivato? Una Smith&Wesson, o piuttosto una carabina o un fucile non di ordinanza?. Possibile che fra centinaia di persone nessuno abbia visto la mano del sicario?. Vecchio ci fa entrare in quel clima di guerra che si respirava nell'Italia anni Settanta, a meno di un anno dal sequestro Moro ma non racconta solo i fatti, raccolti con grande pazienza, apre nuove prospettive per far conoscere anche ai giovani di oggi un mistero dell'Italia degli anni di piombo.
   

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