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Silvana Grasso 'Solo se c'è la luna'

Silvana Grasso 'Solo se c'è la luna'

Romanzo sorprendente sulla Sicilia al femminile anni '50

ROMA, 03 aprile 2017, 12:26

Paolo Petroni

ANSACheck

Solo se c ' la Luna di Silvana Grasso - RIPRODUZIONE RISERVATA

Solo se c ' la Luna di Silvana Grasso - RIPRODUZIONE RISERVATA
Solo se c ' la Luna di Silvana Grasso - RIPRODUZIONE RISERVATA

 SILVANA GRASSO, ''SOLO SE C'E' LA LUNA'' (MARSILIO, pp.222 - 17,00 euro).
    Il fascino dei libri di Silvana Grasso è anche in quella sua necessità a scrivere che la rendono per certi versi prolifica, ma sempre mettendosi in gioco in tutta la sua sicilianità filologicamente e riccamente esuberante sul piano della lingua e dello stile, che è sempre sostanza dei suoi temi e del racconto.
    Ciò vale anche per questo notturno e inquieto ''Solo se c'è la luna'' con la sua visione e forza femminile e il racconto di una terra sempre fuori degli stereotipi, in nome dell'innocenza della sua protagonista Luna, di nome di fatto, visto che una rara malattia le impedisce di vivere alla luce del sole che le ferisce gravemente la pelle.
    Un mondo lunare e fatto di delicatezze e sentimenti, di timori e trasalimenti a contrasto con quello di Girolamo Franzò, o meglio Gerri come si fa chiamare tornato dopo trent'anni dall'America nella sua Sicilia, dove negli anni Cinquanta impianta una fabbrica di saponi e profumi che ha successo, grazie a una ingenua idea di modernità e un istintivo marketing di cui lui sproloquia in modo quasi ridicolo e pone a moderno contraltare dell'arcaicità del mondo contadino e la fatica e il sudore dei campi. Gerri, che è la parte più debole e semplicistica di questo racconto, ha per sua disgrazia sposato una donna bambina, Gelsomina, per di più persa nel suo mondo creativo fatto di fantastiche teste angeliche intagliate nel legno.
    Quindi Luna cresce quasi da sola, nella penombra casalinga, e il padre, con piglio americano, le compra una sorta di sorella, Gioiella, bambina abbandonata dalla madre che vuol fuggire dalla sua terra e ha bisogno dei soldi per emigrare. E la Grasso gioca con finezza sul crescere di Luna, sul suo rapporto con la notte e l'astro che l'illumina, con i colori e gli odori del giorno e della notte, facendola appassionata di scrittori, lettrice di poeti e narratori, sino a quando questo mondo illusorio e letterario non le basta più e cerca di confrontarsi con la vita vera del resto del mondo, desiderosa di conoscere la passione e la concretezza di un uomo reale, di quelli scaldati dal vivere al sole. E la Grasso racconta anche la fisicità e l'esplodere del desiderio senza reticenze, in tutta la sua forza, anche verbale. In realtà però è nell'ombra che fiorisce la passione vera, quella di Gioiella divenuta bellissima donna sensuale e indifferente al fascino maschile e invece quasi ossessionata da un possessivo oscuro amore contro cui non si può far nulla per la sorella amica del tutto inconsapevole, così che poi l'evoluzione, per queste due giovani mai davvero cresciute e che le madri le hanno incontrato brevemente quasi solo per caso, non potrà che avere un finale tragico e un poco scontato, mentre Gerri ancora una volta farà l'americano con manie di grandezza.
    La solarità di Gerri qui si scontra con una storia nera e imprevista dai contorni notturni e favolosi, ma con un suo crudo realismo, racconto quasi incongruo di una Sicilia con i suoi lati bui rispetto alla fama luminosa e mediterranea, e i personaggi vivono nei soprassalti e nelle sfumature emotive come in quel linguaggio vivo e forte nei suoi echi siciliani.
   

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