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Pedullà, volteggiare evitando la vita

Pedullà, volteggiare evitando la vita

coppia di coniugi quarantenni presi da passione per i pattini

ROMA, 27 febbraio 2017, 07:43

Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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GABRIELE PEDULLA', ''LAME'' (EINAUDI, pp. 152 - 18,00 euro).
    Nel primo dei dialoghi che si alternano alla narrazione vera e propria, quelli tra i due protagonisti Ruggero e Olimpia, coniugi alla vigilia dei quarant'anni, si parla di figli, di tempi e di parlarne per prepararcisi, poi via via i colloqui divengono sempre più scarni e vuoti, sino alle banalità e poi al silenzio, graficamente reso solo con puntini senza più parole.
    In mezzo il volteggiare, gli equilibrismi, gli effetti, gli esercizi di bravura dei due che sono conquistati e coinvolti dall'arte del pattinaggio e vanno a unirsi al gruppo che settimanalmente si ritrova al Pincio. E come una sfida, più per vivere assieme, come adepti di una sorta di chiesa, questo rito di bravura, tanto elegante e leggero, se viene bene, da apparire esemplare, un modo per volare via dai problemi, per evitare la vita, quel senso di ansia e precarietà esistenziale, quel vuoto di coppia e di vita.
    Quasi nulla è esplicitato, il racconto nasce e prosegue illustrando la scoperta, l'iniziazione, la passione per ''quella faccenda del pattinaggio, che era divenuta così importante per entrambi'', in un'attenzione ai particolari e al quotidiano che proprio più si dilunga e va a fondo, più rivela un suo senso intrinseco e generale. Tutti e due i protagonisti da ragazzi avevano usato i pattini a quattro rotelle e ora, chiusa la mostra di Villa Medici dove volevano andare e proseguiti sino al Pincio, si trovano come ipnotizzati dalla velocità e possibilità dei rollerblade, da quella fauna variopinta e diversa, dal gigante americano che si rivelerà un po' il maestro di cerimonie alla forme tonde di Angie in pantacollant, che pratica il rito domenicale e del venerdì sera, che in esso si perde. Loro ne parleranno quindi molto più di quel che avrebbero creduto nei giorni seguenti e arriveranno naturalmente a provare e unirsi anche loro a tutti gli altri, senza più perdersi un appuntamento che tra l'altro, per tanti aspetti esteriori e uso delle musiche li riporta nostalgicamente agli anni Ottanta della loro adolescenza. tutto sotto lo sguardo dei tanti busti del Pincio, di quei ''loro coetanei di cento, centocinquant'anni prima, in massima parte morti giovanissimi, appena qualche tempo do tramutati in marmo, pietra'', in un processo che è quasi l'opposto del loro e che a Riggero da un'inquietudine profonda. A questi giorni e questa scoperta fa da controcanto l'inevitabile confrontarsi di Ruggero col suo ''fantasma dei quarant'anni'' che gli sorride, con cui potrebbe diventare addirittura amico, mentre lui pensa alle illusioni e gli errori del suo vivere, alla precarietà del mondo in cui si ritrova e dell'esistenza stessa, idee, quasi fantasmi di pensieri, da cui poi volare via volteggiando sui pattini, che corrono sempre più verso un momento in cui, si capisce ma non si dice, arriverà la resa dei conti, il bilancio del loro rapporto e di se stessi. Un libro semplice, un racconto leggero e preciso come i disegni fatti sul terreno con i pattini, costruito con fin troppa coscienza, un romanzo esile sicuramente ma con un suo senso sotterraneo di cui man mano si percepisce l'esistenza, anche se non sempre è facile metterlo a fuoco.
   

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