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Bauman, meglio essere felici

Bauman, meglio essere felici

Una delle ultime riflessioni del sociologo della società liquida

ROMA, 20 febbraio 2017, 17:17

Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 ZYGMUNT BAUMAN, ''MEGLIO ESSERE FELICI'' (CASTELVECCHI, pp. 46 - 5,00 euro - Traduzione di Cristina Guarnieri). Dopo la morte recente, il 9 gennaio a 91 anni, del sociologo-filosofo di origine polacca Zygmunt Bauman, divenuto popolare per la definizione del mondo occidentale d'oggi come una ''società liquida'', in cui amori, lavoro ecc. sono fluidi e privi di legami veri, si è molto parlato del suo pessimismo, ma anche poi del suo essere tornato a una visione di speranza e più ottimistica negli ultimissimi anni. Così Castelvecchi pubblica il testo di una delle sue ultime conferenze (a Cagliari nel giugno scorso) dal titolo ''Meglio essere felici''.
    Questa visione più rosea del futuro e comunque aperta a una possibilità di salvezza non è nata solo per questioni private (aver ritrovato un amore ricambiato ormai superati gli 80 anni, grazie a un fascino e un saper parlare alla gente capace di sedurre anche folle di fan) ma affrontando, con la consueta logica e attenzione ai fatti e alla complessità degli esseri umani, la possibilità di una via di uscita dalla pesante crisi che stiamo vivendo e che è stata al centro della sua vita di studi, da quando affrontò i pericoli della modernità indagando la questione dell'Olocausto sino appunto alle analisi sul liquefarsi contemporaneo di ogni rapporto.
    Nella civiltà moderna, in cui il consumismo assume una funzione e un desiderio centrale, per Bauman la gente è disposta ad avere minor sicurezza, più incertezza e ansia da placare col consumo e il piacere che comporta. Quindi la speranza di felicità si fa sempre più incerta, liquida anch'essa e legata alla ''solitudine del cittadino globale'', favorita anche dall'arrivo degli smartpone, che portano ognuno, anche in compagnia, a isolarsi davanti al suo schermo, più collegato con chi è lontano che con chi sta accanto. Nella sua conferenza definisce così ''la solitudine virus velenoso della contemporaneità'' e affronta le varie idee di felicita, dal positivismo a Goethe a Freud, sino alla ''strana malinconia che inquieta gli abitanti delle democrazie'' secondo Tocqueville sino a ribadire quanto conti la realtà in cui viviamo, che ci fa sempre più perdere lo sguardo, il nostro e quello degli altri ''senza il quale non possiamo comprendere chi siamo'', come sottolinea citando Umberto Eco.
    Bauman arriva quindi a concludere che ''la felicità comincia a casa... in contatto con le altre persone, non su internet. La felicità non risiede solo nello scambiarci baci, che è la cosa più facile, ma sta anche nel litigare animatamente con gli altri, nel discutere e nei tentativi di negoziare, nel litigare e nel provare a capire le ragioni dell'altro. Ecco dove comincia la felicità. Se non dovesse partire da qui, allora credo non abbia grandi chance di esistere nella società moderna'', e ognuno sarebbe sempre più solo e insoddisfatto, infelice alla ricerca nel web di qualcosa che questo non gli potrà dare mai.
   

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