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Toni Bertorelli e la 'bestia diabolica'

Toni Bertorelli e la 'bestia diabolica'

L'attore racconta la sua vicenda da alcolista e la sua rinascita

ROMA, 16 febbraio 2017, 12:11

di Angela Abbrescia

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La copertina di Voglio vivere senza di te di Toni Bertorelli - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina di Voglio vivere senza di te di Toni Bertorelli - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina di Voglio vivere senza di te di Toni Bertorelli - RIPRODUZIONE RISERVATA

   TONI BERTORELLI, 'VOGLIO VIVERE SENZA DI TE' (IACOBELLI EDITORE, PP 142, EURO 12,00). Ci si può liberare di una "bestia diabolica che ti sta appollaiata sulla spalla e ti domina, ti ruba la personalità e il carattere e ti trasforma in un automa depravato?". Non è facile se quella 'bestia' è l'alcol, e se grazie al bere si riesce a dimenticare gli orrori del passato e le difficoltà del presente, le proprie fragilità e la difficoltà a mettersi in relazione con il mondo.

Lo sa bene Toni Bertorelli, grande attore e regista, che con coraggio e umiltà ha deciso di raccontare la sua storia di uomo e di alcolista in un libro, "Voglio vivere senza di te", edito da Iacobelli Editore e nelle librerie dal 23 febbraio. Nato alla fine degli anni '40, Toni rivela sin da bambino una sensibilità particolare che lo rende fragile e insicuro. Ultimo figlio di una agiata famiglia piemontese, rivela sin da ragazzo il suo talento per la recitazione e comincia a fare l'attore in compagnie di avanguardia. Si sposa molto giovane e con la moglie condivide la passione per le sostanze psicoattive. Gli entusiasmi e le soddisfazioni si alternano a depressioni profonde, a liti furiose e violente con la giovane, fragile e sbandata come lui. L'unica certezza, l'unico approdo sicuro per Toni è la bottiglia.

 E anche quando arrivano il successo, i soldi e i riconoscimenti, anche quando è ormai un attore famoso e stimato, in realtà è uno schiavo e il suo padrone è l'alcol. Un 'demone potente' che lo avrebbe ucciso, se non fossero arrivati nella sua vita gli Alcolisti Anonimi, che con il loro esempio, la condivisione e il sostegno riescono ad aiutarlo a uscire dalla schiavitù della bottiglia. "Confesso che non è stato facile per me decidermi a scrivere questo libro" scrive Bertorelli nella premessa. "Ero terrorizzato all'idea di questa confessione di un attore italiano di teatro, cinema e tv, noto, stimato, premiato, ancora in attività. E a tutt'oggi ancora non so perchè l'ho fatto".

 "Tante sono le persone a cui ho recato del male e tanti sono i perdono che ho dovuto e ancora devo chiedere - scrive ancora - ma quando si arriva a capire tutto ciò, quando trovi amici che ti aiutano a capirlo e, senza giudicarti nè condannarti, ti indicano la strada per arrivare a quella conciliazione con gli altri e con il mondo, allora significa che forse il peggio è superato e che la salvezza sta arrivando, è forse già arrivata".

Toni Bertorelli ha lavorato con i maggiori registi e nei massimi teatri italiani. Alla fine degli anni '90 vince il premio Ubu per la sua interpretazione nel 'Tartufo' di Molière diretto da Armando Pugliese. Tra le sue regie teatrali, lavori di Molière, Beckett, Yehoshua, Sheridan. Esordisce nel cinema nel 1982 con il film 'Stangata napoletana' di Vittorio Caprioli, ma la notorietà arriva negli anni '90 con 'Morte di un matematico napoletano' e 'Pasolini, un delitto italiano' per il quale riceve il premio Sacher d'oro. Tanti sono i film che ha interpretato da allora, tra i quali 'Il partigiano Johnny', 'Romanzo criminale', 'Il caimano', 'L'ora di religione' (con cui vince il premio come migliore attore non protagonista al Flaiano Film Festival). Intensa anche la sua presenza in sceneggiati e fiction televisive, dai Buddenbrook fino al'ultimo, 'The young pope' di Paolo Sorrentino.
   

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