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Premio Pulitzer, Trump, biografia-accusa

Premio Pulitzer, Trump, biografia-accusa

Da David Cay Johnston, ex del Nyt, ritratto che svela timori

ROMA, 20 gennaio 2017, 09:36

Emanuele Riccardi

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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     DAVID CAY JOHNSTON, 'DONALD TRUMP' (EINAUDI, PP. 224, 14,50 euro) - L'attacco contro il tycoon newyorchese è durissimo: chi giunge ora alla Casa Bianca è "probabilmente un imbroglione, che potrebbe condurla sull'orlo del baratro", come si legge sulla quarta di copertina. David Cay Johnston non risparmia nulla a Donald Trump, che ha minacciato di fargli causa (ma non l'ha ancora fatto). Lo giudica ignorante e dai modi dittatoriali, imbroglione, volgare e sessista, vendicativo. Lo ritiene persino legato alla criminalità organizzata, ai trafficanti di stupefacenti e alla mafia italo-americana che ne avrebbero favorito l'ascesa facendolo diventare uno che conta sul mercato immobiliare di New York, e poi in tutti gli Stati Uniti.
    Questo è in sintesi il ritratto che il giornalista premio Pulitzer David Cay Johnston fa di Donald Trump, il 45esimo presidente degli Stati Uniti che si insedia oggi a Washington.
    Una biografia particolarmente polemica, scritta con toni che in Italia ricordano quelli usati da Marco Travaglio quando racconta la vita di Silvio Berlusconi. Cay ha lavorato per anni al New York Times ed è considerato uno dei più grandi giornalisti di inchiesta americani, e ha vinto il Pulitzer nel 2001. Segue Trump sin dagli inizi, e cioè dagli anni Ottanta quando giovane cronista del Philadelphia Enquirer, era responsabile dell'ufficio di Atlantic City, la città del gioco d'azzardo, a circa 200 chilometri da New York.
    Una Las Vegas della East Coast dove Trump ha investito in grandi alberghi e casinò, senza conoscere nulla delle regole della roulette o del black jack, sostiene Cay. E inanellando una serie di fallimenti, anche per evitare di pagare i debitori.
    L'autore di 'The making of Donald Trump' (semplicemente 'Donald Trump' nella versione italiana appena pubblicata da Einaudi) cita un caso particolare (emblematico e soprattutto inquietante) per dimostrare i pericoli dell'ignoranza di The Donald. In un dibattito durante le primarie in vista della nomination repubblicana per la Casa Bianca, è stato chiesto a Trump che cosa pensasse della triade nucleare, cioè della capacità degli Stati Uniti di lanciare una bomba nucleare da un sottomarino, una base terrestre o un aereo. Il candidato presidente disse di non averne la più pallida idea. Non era la prima volta che il giornalista, il conservatore Hugh Hewitt, glielo chiedeva: dimostrando che nel frattempo, avvicinandosi al potere, Trump non ha neppure studiato.
    "Fra i tre rami della triade, però, ce n'è uno che per lei è una priorità?", lo incalzò di nuovo Hewitt al dibattito mandato in onda dalla Cnn, alla fine del 2015. "Io credo - risponde Trump - che le armi nucleari siano semplicemente la potenza, la devastazione è molto importante per me". Il libro si chiude con un avvertimento agli americani, che a sorpresa lo hanno eletto. "Che lo si adori o lo si disprezzi - scrive l'autore -, il suo comportamento in pubblico dovrebbe spronare tutti noi a interrogarci sulle qualità dei nostri leader politici a chiederci perché una persona come Trump abbia tante opportunità di guadagnare decine di milioni di voti.
    Dovremmo domandarci per quale motivo tanti americani hanno votato per un uomo le cui dichiarazioni pubbliche lodano l'autocrate sanguinario Vladimir Putin e mostrano un totale disprezzo per le donne, i messicani, i musulmani, i giornalisti e per le regole democratiche - come i controlli e i contrappesi o le elezioni pacifiche, cose che hanno reso l'America, pur con tutti i suoi difetti, un punto di riferimento per più di due secoli".
   

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