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Crociate, il mito che infiamma l’Isis

Crociate, il mito che infiamma l’Isis

Lerner spiega il terrorismo alla luce della Storia medievale

ROMA, 24 novembre 2016, 11:19

Marzia Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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     GAD LERNER, CROCIATE, IL MILLENNIO DELL'ODIO. PERCHÉ GLI ISLAMISTI CI CHIAMANO ANCORA CROCIATI (Bur Rizzoli, pp.108, 11 Euro). Sembra incredibile in un presente fatto di conquiste tecnologiche e di un'evoluzione che sembra non avere limiti, eppure dopo quasi nove secoli le crociate riescono a parlare ancora all'uomo di oggi. Le spedizioni cristiane per la liberazione della Terrasanta, di cui parla Gad Lerner nell'edizione aggiornata del libro Crociate, edito da Rizzoli, sono molto più di un simbolo, ma un vero e proprio mito la cui retorica è stata presa in prestito dalla parte fondamentalista del mondo arabo per incitare a combattere contro l'Occidente invasore. Sono passati 16 anni dalla prima edizione di questo volume (che raccoglie articoli di Lerner pubblicati nel 1999 dal quotidiano Repubblica in occasione del novecentesimo anniversario della conquista crociata di Gerusalemme), ma la sua attualità è lampante, alla luce della piaga del terrorismo islamico. Un fenomeno che il giornalista affronta facendo i conti con la storia, tessendo una illuminante tela di rimandi e connessioni che legano il passato al presente. Ciò che accade oggi appare come il frutto avvelenato di ciò che è stato seminato nel Medioevo, quando di certo le guerre per il controllo dei luoghi santi della cristianità vennero provocate dal desiderio di potere e di ricchezza, non per fede. Tuttavia, non si può negare che tanti termini con i quali ormai tristemente abbiamo imparato a convivere - come Guerra santa, jihad, martiri di Allah, etc. - sono in analogia con le crociate: del resto, sebbene la Chiesa abbia preso le distanze da quelle spedizioni, Urbano II invitava a combattere in nome di Dio, con la promessa che chiunque avrebbe potuto ottenere la remissione dei peccati purché partisse crociato. "L'insediamento territoriale jihadista in forma di stato islamico è la concretizzazione di un progetto ideologico ben preciso: trasformare la teologia medievale in politica moderna", scrive l'autore. Dal quel buio passato medievale, e con un'eredità storica che brucia ancora come una ferita per il mondo islamico, Lerner ritrova i pezzi della nostra complessa contemporaneità, in quello che chiama un "drammatico revival della contesa crociata": ecco allora spiegate le messe in scena criminali proposte dall'Isis, con le brigate di combattenti vestite dei "panni mitici degli eroi medievali", il continuo riferimento agli occidentali come 'franchi' (ossia crociati), il fenomeno dei foreign fighters che partono dall'Europa per combattere in Siria e Iraq, i numerosi attentati contro i simboli dell'Occidente. "L'argomento delle crociate è rimasto potente nel mondo arabo, perché nonostante siano passati quasi mille anni la questione ha lasciato cicatrici, è sinonimo di umiliazione e smacco", ha detto all'ANSA il giornalista, sottolineando che "anche la terminologia usata prima da Bin Laden per rivendicare l'11 settembre e poi per esempio da Dabiq, la rivista dell'Isis, si richiama al mito crociato". "Per fortuna il tempo lavora a favore: credo ci siano in atto potentissimi fattori di integrazione, nelle scuole, negli ospedali, nei tribunali", ha aggiunto, "se l'Italia fosse quella raccontata in alcuni talk show televisivi allora ci sarebbe più violenza e scoppierebbe la guerra civile".
   

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