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Varoufakis, deboli soffrono per colpa di elite

Varoufakis, deboli soffrono per colpa di elite

Esce oggi saggio ex ministro greco, mia vita dedicata a politica

MILANO, 29 ottobre 2016, 09:42

Gioia Giudici

ANSACheck

Yanis Varoufakis I deboli sono destinati a soffrire? - RIPRODUZIONE RISERVATA

Yanis Varoufakis I deboli sono destinati a soffrire? - RIPRODUZIONE RISERVATA
Yanis Varoufakis I deboli sono destinati a soffrire? - RIPRODUZIONE RISERVATA

 YANIS VAROUFAKIS ' I DEBOLI SONO DESTINATI A SOFFRIRE?'(La Nave di Teseo, 556 PAGNE, 22.00 EURO) Il prestito alla politica non è più a tempo determinato: "non tornerò a insegnare, almeno non come facevo prima, la mia vita - dice Yanis Varoufakis - sarà dedicata alla politica". 'I deboli sono destinati a soffrire?', il saggio che ha presentato alla Milanesiana, è quindi l'ultimo con un prima e un dopo, con l'incarico come ministro delle finanze del governo Tsipras a fare da spartiacque.
    "Quell'incarico ha cambiato la mia vita, mi immaginavo accademico e mi sono trovato immerso - racconta il 55enne professore di economia - nel mondo di cui scrivevo. La mia visione di quel mondo però non è cambiata, se non che non mi aspettavo un livello di dibattito così basso: l'establishment europeo è particolarmente incapace di gestire il cambiamento e affrontare la crisi".
    Dalla sua breve esperienza come ministro, Varoufakis si è fatto un'idea chiara di ciò che serve all'Unione Europea: "abbiamo bisogno di trasparenza e democrazia: se in America si facessero gli stessi errori che fanno i governanti europei, i responsabili sarebbero mandati a casa, in Europa si passa invece di fallimento in fallimento, ogni meeting fa delle previsioni che si rivelano puntualmente sbagliate, eppure nulla cambia perché nessuno conosce chi ci governa realmente: chi fa cosa? noi non lo sappiamo! L'Eurogroup è un gruppo informale e per questo illegale, se gli europei lo sapessero - pensa - si ribellerebbero. La trasparenza è una condizione necessaria per la democrazia. La democrazia italiana funziona, ma le decisioni importanti sono prese a Bruxelles, dove non c'è democrazia".
    Per questo Varoufakis lo scorso febbraio ha lanciato da Berlino il movimento 'Democracy in Europe' (Diem), il cui obiettivo è "creare un'alleanza democratica che ispiri gli europei". In un'Europa che va riconfigurata dalle basi: "l'Europa ha bisogno di federarsi o - avverte - si disintegrerà". Nulla, però, è inevitabile, come spiega nel suo libro, edito da 'La nave di Teseo', il cui titolo si rifà a un episodio della guerra del Peloponneso riportato da Tucidide, con la frase "i più forti fanno quanto possono, i più deboli soffrono quanto devono" attribuita ai generali ateniesi. "Io ho aggiunto il punto interrogativo perché penso che non ci sia nulla di inevitabile, dipende dalla politica e dalla nostra capacità - sottolinea - di organizzare la società". I leader europei hanno scelto di rispondere alla crisi con indebitamento e austerità, invece che mettere in piedi un sistema di riforme, lasciando pagare il prezzo degli errori commessi dalle banche ai cittadini più poveri delle nazioni più povere. Le politiche di austerity ricadute sulle nazioni più deboli e già colpite dalle recessioni più gravi hanno favorito l'insorgere di sentimenti estremisti e razzisti. Per questo Varoufakis pensa che le barricate contro i profughi dei cittadini di Goro siano "responsabilità delle elite", perché "per mantenere i suoi privilegi, l'establishment abbandona la gente, la fa sentire insicura, preoccupata per i suoi figli che non avranno un lavoro, così alla fine i cittadini se la prendono con i più deboli. Così si alimenta la catena dell'odio". Dall'altra, invece, una gestione come quella del sindaco Ada Colau, che ha lanciato il progetto 'Barcellona città rifugio', "ha mostrato quanto siano irrazionali le politiche europee" e come i deboli non siano necessariamente destinati a soffrire.
   

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