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Colonnello, il senso del tumore per la vita

Viaggio attraverso la malattia per cronista diventa opportunità

(ANSA) - MILANO, 25 OTT - PAOLO COLONNELLO, 'IL SENSO DEL TUMORE PER LA VITA' (Edizioni Quattro.D, pp. 221 euro 16,90) Il ricordo di un grande spavento ma anche di una impagabile esperienza in cui la 'malattia' non ha alcun significato se non si riesce a trasformarla in opportunità. Opportunità che porta a dare la "giusta dimensione" a quanto ci circonda, ad avvicinarsi alla piccole cose che contano e che diventa più naturale apprezzare. Opportunità che regala amicizie e scoperte indimenticabili compresa la consapevolezza che la propria vita non sarà più quella di prima ma "sarà migliore".
    Sono le conclusioni a cui giunge il giornalista Paolo Colonnello nel suo libro "Il senso del tumore per la vita" (edizioni Quattro.D) scritto per raccontare la sua storia di paziente del reparto, come lui lo ha battezzato, "Rari e stravaganti" che ha vissuto come una "avventura" calcando le scene di un mondo che per tutti sarebbe meglio evitare. Una storia che - complici il ritmo del sassofono che l'autore suona e usa anche come terapia dell'anima, le melodie jazz e la pratica della meditazione - si snoda tra corridoi, sale d'attesa e stanze dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e la vita di cronista milanese, che resta però sullo sfondo. Si tratta di un romanzo ambientato non solo nei luoghi dove non si può "eludere l'incontro con il dolore" che, nello stesso tempo, sono anche avamposti di "resistenza e amore" ma anche in quelli della "quotidianità" sociale e professionale, in qualche locale con gli amici del sax o al Palazzo di Giustizia.
    E così tra molti chiaroscuri e sfaccettature, toni ironici e disincantati, in oltre 200 pagine, viene a galla un mondo fino ad allora sconosciuto per Colonnello fatto di chirurghi e infermieri che, dietro la maschera di chi è avvezzo a "tenere a bada" il proprio cuore e a praticare l'"esercizio sfiancante" di contemperare "sentimenti e raziocinio", nascondono umanità, delicatezza e coraggio.
    Tanti sono i personaggi che popolano questo viaggio, dove "molti ce la fanno", attraverso il tumore: dall'oncologa che cura i bimbi, alla 'Madre Regina', dall'anestesista Antonio al signor Giuseppe, il compagno di stanza, tutti descritti per quel che sono senza sbavature e nel rispetto della loro intimità.
    Personaggi che da un lato o dall'altro della barriera, insieme alla moglie Chiara e a loro modo ai figli Leo e Vibol, accompagnano Colonnello lungo un percorso in cui ha affrontato, oltre a bisturi e punti di sutura, visite, Tac, esami del sangue e dosi massicce di quel 'veleno benefico' che azzera le forze e i capelli, che annienta stomaco, ma che alla fine oltre a essere un "salvavita" contribuisce a portare l'autore a capire che il tumore, da cui si è 'liberato', "è come se avesse avuto un suo senso per la vita". "Vivere fino all'ultimo istante, consapevole, presente a me stesso, amando gli altri - è il bilancio dell'autore -, è l'unica cosa che conta". (ANSA).
   

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