Un libro che racconta una verità
amara, di denuncia forte e coraggioso, senza sconti per nessuno:
è 'Padrini e padroni' di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, in
libreria con Mondadori. Il saggio racconta come la 'ndrangheta
sia diventata classe dirigente, grazie ai contatti con le forze
governative e le logge massoniche, già nel 1869. "È un libro che
contribuisce a riscrivere la storia della 'ndrangheta", spiega
Nicaso, docente universitario e uno dei massimi esperti di
'ndrangheta al mondo. Con lui ancora una volta, dopo altri 7
libri insieme, Gratteri, procuratore capo della Repubblica
presso il Tribunale di Catanzaro, nonché uno dei magistrati più
esposti nella lotta alla 'ndrangheta.
Le analogie con il passato sono tante in questo libro. A
dimostrazione che poco è cambiato, ma soprattutto che dalle
esperienze passate non si è tratto nessun insegnamento.
Nel 1908, scrivono gli autori, un tragico terremoto divora
Messina e Reggio Calabria. Si stanziano quasi 190 milioni di
lire per la ricostruzione, ma la presenza nella gestione dei
fondi anche di boss e picciotti - molti dei quali tornati
dall'America per l'occasione - causerà danni gravissimi,
sottraendo risorse preziose, trasformando le due città in enormi
baraccopoli e dando vita a un malcostume ormai diventato
abituale. "Lo stesso scenario - si legge nel libro - che si
ripeterà, atrocemente, cent'anni dopo, nel 2009, con il
terremoto dell'Aquila. Mentre la gente moriva, in Abruzzo c'era
chi già pensava ai guadagni. E ancora, nel 2012, nell'Emilia che
crolla la mafia arriva prima dei soccorsi. In Piemonte, la
'ndrangheta era riuscita a infiltrarsi nei lavori per la
realizzazione del villaggio olimpico di Torino 2006 e in quelli
per la costruzione della Tav nella tratta Torino-Chivasso".
"La corruzione, l'infiltrazione criminale, i legami con i
poteri forti - occulti, come le logge segrete, e non, come la
politica sul territorio e a tutti i livelli, fino ai più alti -
sono oggi parte di una strategia di reciproca legittimazione
messa in opera da decenni da tutte le mafie e in particolare
dalla 'ndrangheta". "Già nel 1869", spiega Gratteri, "le
elezioni amministrative di Reggio Calabria erano state annullate
per le evidentissime collusioni 'ndranghetiste. Il primo caso di
una serie di episodi che nei decenni hanno segnato l'intera
penisola, arrivando fino a Bardonecchia, in Piemonte, nel 1995,
e a Sedriano, in Lombardia, nel 2013".
"Lo scambio di favori fra criminalità e certa parte della
politica - denunciano gli autori - è continuo e costante, il
ricatto reciproco un peso enorme sulla cosa pubblica, con
ripercussioni su tutti i settori, dalle opere pubbliche alla
sanità, dal gioco di Stato allo sport. "Il calcio è popolare e
ha bisogno di investimenti", aggiunge Nicaso. "E le mafie, da
tempo, si sono accorte delle sue potenzialità, non mancando di
sfruttarle, come dimostrano le recenti inchieste giudiziarie".
Nel libro si parla anche dei ricorrenti disastri ambientali,
del consumo dissennato del territorio, del degrado di opere e
servizi che, purtroppo, non sembrano più scalfire l'opinione
pubblica. "In Italia l'incompiutezza è diventata risorsa,
strategia di arricchimento per cricche e clan, mangime senza
scadenza per padrini e padroni", scrivono i due autori
nell'introduzione.
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