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Amor fou al Village anni Sessanta

Amor fou al Village anni Sessanta

'Sylvia' forte romanzo autobiografico di Leonard Michaels

ROMA, 17 ottobre 2016, 09:47

Paolo Petroni

ANSACheck

Leonard Michales Sylvia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Leonard Michales Sylvia - RIPRODUZIONE RISERVATA
Leonard Michales Sylvia - RIPRODUZIONE RISERVATA

 LEONARD MICHAELS ''SYLVIA'' (ADELPHI, pp. 130 - 16,00 euro - traduzione di Vincenzo Vergiani).
    ''Dopo una lite, se non facevamo sesso, di solito Sylvia si addormentava di schianto. Io, vibrante di angoscia, mi costringevo a ripensare alla lite attimo per attimo e scrivevo tuttto nella stanzetta fredda''. Il romanzo è un po' qui, in questa povera stanza del Greenwich Village a fine anni '50 e inizio '60, dove un aspirante scrittore vive anni di passione con una ragazza intelligentissima, orfana e molto disturbata, sensuale e gelosa, dalle furie violente che finiscono a morsi e con lancio di piatti, quando non della macchina da scrivere di lui, buttata contro il muro. Questo finchè lui non la lascia e Sylvia si suicida, esattamente come accadde all'autore, Leonard Michaels, nella sua vita col suo primo matrimonio con Sylvia Bloch.
    Michaels (1933-2003) è stato scrittore con una sua notorietà come autore di short stories e in questo breve romanzo dalle radici autobiografiche restituisce il mondo disadattato e creativo, vitale e autodistruttivo del Village, tra appartamenti rovinati, disordinati, impregnati del fumo di erba in MacDougal Street, negli anni della beat generation, dove si incontrano Allen Ginsberg come Jack Kerouak o Diane Arabus in cerca dei suoi mostri da fotografare, si ascoltano Mingus e Coleman al Five Spot e si pensa che la giovinezza sia qualcosa di assoluto.
    Pagine che raccontano di un'epoca di trasgressioni, sogni artistici e sfrenatezze sessuali, di cui Sylvia è una protagonista (pur strillando di non aver mai provato un orgasmo) e in coinvolge il narratore, provocandolo con racconti dio un'amica ninfomane e spostando sempre i limiti di un rapporto patologico morboso e furente, in cui dalle giornate trascorse a far l'amore si passa sempre più spesso a scontri e liti, tanto da pensare che l'intervento di uno psichiatra potrebbe aiutare.
    Un romanzo forte e diretto, pubblicato trenta anni dopo, su quattro anni di un amore folle e totale nato dopo la prima occhiata, lanciata da lei da sotto la frangia, spazzolandosi scalza, in cucina, i suoi capelli neri da orientale bagnati. Un racconto in prima persona affettuoso sul filo della memoria, tra qualche nostalgica malinconia e una forza che forse deriva dal suo esser anche atto liberatorio, documentario anche nel raccontare un mondo oramai sparito. Un racconto che rivela il suo doppio fondo negli inserti di diario di quei tempi dell'autore, intensi e disturbanti, come a ricordare che è tutto vero e che finì in dramma. E proprio in questo ricostruire con una scrittura pulita e essenziale l'atmosfera e l'ambiente in equilibrio con una storia esemplare d'epoca personale, è l'interesse e la qualità, l'equilibrio narrativo di questo lavoro, che ha radici nel dolore dell'autore, a contrasto col ricordo di momenti anche davvero felici e intensi, che, finito tutto, morta Sylvia, confessa. ''avevo paura di sognare. restavo sveglio sino a tardi, leggendo finchè gli occhi mi bruciavano e non riuscivo più a seguire il senso delle pagine''.
   

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