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Robert Harris, 'Papa è un outsider'

Robert Harris, 'Papa è un outsider'

Lo scrittore di 'Conclave'

ROMA, 12 ottobre 2016, 13:42

Mauretta Capuano

ANSACheck

Robert Harris Conclave - RIPRODUZIONE RISERVATA

Robert Harris Conclave - RIPRODUZIONE RISERVATA
Robert Harris Conclave - RIPRODUZIONE RISERVATA


    ROBERT HARRIS, IL CONCLAVE (MONDADORI, pag. 276, euro 20,00).
    L'elezione più segreta del mondo, con 118 cardinali riuniti dietro le porte chiuse della Cappella Sistina. Robert Harris entra nella misteriosa dimensione del 'Conclave' (Mondadori) nel suo nuovo romanzo, il quinto ambientato in Italia, che si apre con la morte del Papa. Un Pontefice che "non intende essere il ritratto, ma è un pò simile, all'attuale Santo Padre" dice lo scrittore. "Papa Francesco è straordinario perchè sta cercando la continuità nella riforma che è una delle cose più difficili. E' una figura molto moderna, un outsider che ci ha fatto sentire che il Vaticano non è più un monolite, che qualcosa si muove anche dentro quei Palazzi", sottolinea Harris in questi giorni a Roma con il nuovo libro che ha scritto in pochi mesi mostrandoci i dilemmi di un uomo che sta per diventare la figura spirituale più potente della Terra. E che il cinema e la letteratura mostrino un particolare interesse per il Papa è dovuto per Harris, che non ha visto il film di Nanni Moretti 'Habemus Papam', anche alla personalità dell'attuale Pontefice. Tra ambizione umana e il potere di Dio, "volevo che il libro fosse un riflesso della Chiesa cattolica attuale e di quella di un domani abbastanza ravvicinato" spiega. E aggiunge: "Mi piace scrivere velocemente. 'Conclave lo ho cominciato nel gennaio di quest'anno. Credo nelle scadenze che creano l'adrenalina e ti fanno vedere le cose in modo più acuto. Mi piace sentirmi intrappolato". E poi "sono uno scrittore - racconta - che si occupa di temi politici. Quella del conclave è la più vecchia e affascinante macchina elettiva. Ho trovato irresistibile questo argomento. A scrivere sono stato spinto dalla curiosità e non ho concepito questa storia come un thriller" spiega Harris che non è cattolico e non è stato battezzato. "Mio padre - racconta - era un esponente degli anglicani e non mi ha mai imposto nulla, mi ha lasciato libero di scegliere la confessione religiosa che volevo". "Sono comunque cresciuto in un ambiente di tradizione cristiana e mi interessa la fede mentre l'ateismo è un argomento noioso" dice lo scrittore bestseller che nel precedente romanzo, 'L'indice della paura' si era occupato di alta finanza e crisi dei mercati finanziari. "Questo vagabondare tra un argomento e l'altro è quello che succede quando si descrive il potere e la politica che sia di duemila anni fa, della Chiesa o della finanza non ha molta importanza. Ed è anche quello che rende interessante la scrittura".
    Giornalista prima di diventare scrittore, Harris per questo romanzo ha intervistato un certo numero di eminenti cattolici, compreso un cardinale che ha partecipato a un conclave ed è stato "proprio grazie a questa figura - spiega - che ho scritto un libro gentile, come mi ha detto un mio amico". Il cardinale ha raccontato allo scrittore anche un divertente aneddoto: "Se lei parla con tutti i cardinali che partecipano al conclave nessuno le dirà che vuole diventare Papa però tutti hanno in tasca un bigliettino con il nome che vorrebbero avere nel caso lo diventassero". La visita di Harris a Roma, prima di scrivere 'Conclave' è stata molto breve: "poco più di una giornata per vedere la Cappella Paolina, Santa Marta, la Cappella Sistina, i giardini Vaticani. Però in Italia ci vengo da tempo, la conosco. E poi amo scrivere libri ambientati in un solo luogo e mi piace che diano un senso di claustrofobia". Il romanzo ruota in fondo intorno al dibattito tra la religione delle radici e quella più istituzionalizzata e "il finale del libro, che mi auguro non rivelerete - sottolinea Harris - non è semplicemente una trovata d'effetto".
   

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